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Quel patto tra partiti rossi e islam radicale: la mano dei predicatori estremisti

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Una nota di 12 pagine curata dai servizi segreti territoriali francesi (Scrt) ha evidenziato che, durante le ultime elezioni presidenziali, il voto dei musulmani a Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra giacobina al vertice della France insoumise, è stato orientato da influencers e islamisti radicali. L'emittente radiofonica Europe 1 ha diffuso ieri i contenuti di un documento ultraconfidenziale che sta facendo scorrere molto inchiostro sulla stampa parigina e conferma che Mélenchon, il guru della gauche anti-atlantista, ha beneficiato della mobilitazione dei musulmani per arrivare alle porte del ballottaggio: mobilitazione alimentata da tiktoker e predicatori islamisti sui social network. La nota si è basata su uno studio pubblicato dal quotidiano La Croix secondo cui il 69% dei francesi di confessione islamica aveva votato per Mélenchon al primo turno.

Il "voto musulmano" non è una novità del 2022, già "nel 2007 e nel 2012 gli elettori musulmani avevano votato in massa per il candidato del Partito socialista", sottolineano gli agenti dell'intelligence territoriale, ma in occasione dell'ultimo scrutinio presidenziale è stato condizionato da una torma di islamisti che «ha tentato in maniera evidente di influenzare la campagna». «Le prese di posizione di Jean-Luc Mélenchon sulla legge contro i separatismi (legge promossa dal governo per lottare contro ogni forma di separatismo anti-repubblicano, a partire da quello islamista, ndr) ha trovato i favori di numerosi influencers comunitaristi», hanno spiegato gli agenti dell'Scrt. Nella nota viene precisato che la "candidatura di Éric Zemmour (candidato della destra identitaria con Réconquête!, ndr) ha suscitato forte inquietudine fra i fedeli musulmani" e gli agitatori islamisti hanno dunque individuato in Mélenchon «un alleato provvidenziale».

Gli agitprop dell'islam politico, per aiutare Mélenchon, hanno portato avanti una campagna parallela sui social tra vittimizzazione e accuse di "islamofobia di Stato" al governo Macron. Tra questi l'ex avvocato Rafik Chekkat, dell'associazione Agir contre l'islamophobie e l'attivista decoloniale Sihame Assbague, che ha invitato i fedeli impegnati nel ramadan a pregare «contro Macron, il cui quinquennio è stato caratterizzato dall'amplificazione delle violenze di Stato contro i musulmani (...). E contro Le Pen, naturalmente».

Come ricordato da Europe 1, in un comunicato anonimo condiviso sui social a pochi giorni dal primo turno dai predicatori islamisti Vincent Souleymane e Hani Ramadan, fratello di Tariq Ramadan, si invitava a votare Mélenchon, il candidato che più degli altri difendeva le istanze dei musulmani. Negli stessi giorni, l'imam vicino ai Fratelli musulmani Farid Slim, osservato speciale per le sue prediche radicali, ha annunciato la sua intenzione di votare per il candidato della France insoumise. Lo stesso ha fatto il Collectifcontre l'islamophobie (Ccie), dissolto in Francia per estremismo e risorto in Belgio, pubblicando una griglia di valutazione dei candidati. Dalla griglia, Mélenchon risultava il solo a essere contro la chiusura delle moschee anche se sospettate di estremismo e indifferente all'uso di abiti tradizionali in qualsiasi luogo, dunque il candidato da votare.

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