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Federico Rampini smaschera Putin: "Ecco perché sta bruciando il gas"

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Perché Putin sta bruciando gas al confine con la Finlandia? A spiegarlo è Federico Rampini in un articolo sul Corriere della Sera: "Lo sta facendo non perché se lo può permettere, ma perché non può farne a meno: il suo ricatto energetico contro l’Europa comincia a mostrare la corda". Il gas che non viene venduto viene distrutto, creando così non pochi danni all'economia russa. Ma si ricorrerebbe comunque a questa soluzione per "evitare danni perfino superiori: ai giacimenti, agli impianti, alla rete distributiva".

 

 

 

Il giornalista del Corsera ne parla citando l'analisi di due esperti americani del settore energetico, Paul Roderick Gregory della Hoover Institution (Stanford) e Ramanan Krishnamoorti dell’università di Houston, Texas. Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, Putin ha deciso di utilizzare il gas come un'arma per fare pressione sull'Occidente. Di qui i tagli all'export. La domanda, però, sorge spontanea. Che fine fa il gas non venduto? Pare che non possa essere immagazzinato, visto che "le capacità di stoccaggio di gas russe sono già quasi esaurite". Ma anche l'ipotesi di interrompere l’estrazione sarebbe fuori discussione: "I giacimenti che smettono di fornire gas possono subire danni strutturali che ne compromettono il ritorno alla produzione in tempi successivi", ha spiegato Rampini.

 

 

 

Ecco quindi che la soluzione migliore sembra proprio quella che prevede di bruciare il gas. A tal proposito l'esperto di politica internazionale ha spiegato: "A parte il danno ambientale, questo significa distruggere una risorsa primaria per l’economia russa. E proprio quando Putin ha bisogno di soldi per allargare gli organici del suo esercito. È autolesionismo, quindi, anche se inevitabile nelle circostanze in cui Putin si è messo da solo. Il danno del gas bruciato si aggiunge, aggravandola, a una perdita perfino più sostanziale nel lungo periodo: la credibilità".

 

 

 

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