Darya Dugina, la minaccia finale: chi rischia l'attentato
L'attentato nel quale è rimasta uccisa Daria Dugina, la figlia trentenne dell'ideologo e fedelissimo di Vladimir Putin, Aleksandr Dugin, è stato rivendicato dall'Esercito repubblicano nazionale, un gruppo armato russo, che sarebbe pronto a realizzare altri attacchi. "Questo attentato apre una nuova pagina nella resistenza russa al 'putinismo'. Nuova, ma non l'ultima", ha annunciato Ilya Ponomarev, ex membro della Duma russa che è stato espulso per attività anti-Cremlino e che ora ha la cittadinanza ucraina e vive a Kiev. È stato lui ad annunciare la rivendicazione dell'attentato.
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Secondo Ponomarev i "partigiani russi" responsabili dell'autobomba, nel loro manifesto, definiscono il presidente russo Putin "un usurpatore del potere e un criminale di guerra che ha emendato la Costituzione, scatenato una guerra fratricida tra i popoli slavi e mandato i militari russi a una morte certa e insensata".
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Sempre nel manifesto il gruppo dissidente annuncia che Putin "sarà deposto". Il documento letto dall'ex parlamentare parla anche di Daria Dugina, definita come "obiettivo legittimo" in quanto "fedele compagna del padre, che sosteneva il genocidio in Ucraina". Ponomarev, inoltre, ha aggiunto che l'Nra (l'Esercito repubblicano nazionale, ndr) sarebbe pronto a condurre ulteriori attacchi simili contro obiettivi di alto profilo legati al Cremlino, inclusi funzionari, oligarchi e membri delle agenzie di sicurezza russa.