Kosovo-Serbia, valichi chiusi e scontri al confine: venti di guerra. La mano di Mosca?
Altissima tensione nei Balcani: le autorità del Kosovo infatti hanno chiuso due valichi di confine con la Serbia, questo per i blocchi stradali messi in atto dai dimostranti kosovari di etnia serba che protestavano contro le nuove leggi approvate dal governo sui documenti di identità e sulle targhe auomobilistiche, leggi che entreranno in vigore da oggi.
La disputa ha riacceso le tensioni tra Pristina e Belgrado, che non riconosce l'indipendenza del Kosovo. Secondo quanto rilanciato da media internazionali, il presidente serbo Aleksandr Vucic, in un discorso televisivo, ha mostrato una cartina del Kosovo coperto dalla bandiera serba. Dunque avrebbe avvertito: se i serbi saranno minacciati, la Serbia ne uscirà vittoriosa.
Insomma, si fa palpabile il rischio di una recrudescenza di un conflitto mai realmente terminato. Ed in questo contesto è intervenuta anche Mosca, con Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri: "Facciamo appello a Pristina, e agli Usa e alla Ue che la sostengono, perché mettano fine alle provocazioni e osservino i diritti dei Serbi del Kosovo", ha tuonato. E ancora: "I leader kosovari sanno che i serbi non rimarranno indifferenti di fronte a un attacco diretto alla loro libertà", ha aggiunto.
La tensione è alle stelle, tanto che anche la Nato di fatto è pronta ad intervenire. La forza internazionale Kfor, a guida della Nato, fa sapere di "controllare da vicino la situazione al confine tra Kosovo e Serbia ed è pronta a intervenire se la stabilità fosse messa in pericolo", questo in base al suo mandato, sancito dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Lo si legge in un comunicato diffuso nelle ultime ore. Kfor, spiegando di essere in contatto con entrambe le parti in causa, aggiunge che "adotterà qualsiasi misura si renderà necessaria per mantenere la stabilità".