Battaglione Azov, strage di prigionieri ucraini nel carcere russo: terrificante sospetto
A Yelenovka, villaggio a poche decine di chilometri a sud del centro di Donetsk, si è consumata la più grande carneficina dall'inizio della guerra in Ucraina. La prigione locale, in un'area controllata dai separatisti filorussi della Repubblica di Donetsk, è stata bombardata giovedì notte. Almeno 53 prigionieri sono rimasti uccisi e oltre 150 tra detenuti e personale del carcere sono rimasti feriti.
La prigione era tra quelle che le forze russe usavano per ospitare molti dei soldati ucraini che si sono arresi presso l'impianto Azovstal di Mariupol a fine maggio.
La tragedia ha provocato le reazioni contrastanti di Russia e Ucraina che si sono scambiate reciprocamente le accuse.
In una nota, il Ministero della Difesa russo ha affermato che «il centro di detenzione preventiva nella zona dell'insediamento di Yelenovka (Olenivka), che contiene prigionieri di guerra militari ucraini, tra cui militanti della formazione Azov, è stato colpito da un attacco missilistico del sistema americano di missili a lancio multiplo Himars».
Affermazione che riprende quella di Denis Pushilin, capo della Repubblica Popolare di Donetsk, che ha motivato l'attacco come «palese provocazione commessa per intimidire i militari ucraini e impedire che venissero fatti prigionieri».
O che potessero testimoniare contro Kiev. L'agenzia statale russa Ria Novosti ha mostrato dei frammenti ritrovati sul posto che apparterrebbero a un MLRS Himars.
ACCESSO BLOCCATO - Sebbene Libero abbia raggiunto la casa circondariale colpita nel primo pomeriggio, e abbia rilevato nella zona sia partenze che arrivi di colpi di artiglieria, l'accesso non è stato consentito e al momento non c'è possibilità di verificare in modo indipendente.
L'ufficio del procuratore ucraino ha risposto alle accuse dichiarando di aver avviato un'indagine sull'attacco. In una nota ha affermato che «le Forze Armate dell'Ucraina non hanno lanciato missili e colpi di artiglieria nell'area dell'insediamento di Olenivka» e ha accusato le forze russe di aver effettuato «un bombardamento mirato di artiglieria su un istituto correzionale nell'insediamento di Olenivka, nell'Oblast' di Donetsk, dove erano detenuti anche prigionieri ucraini». Lo Stato Maggiore ha rincarato la dose: «Gli occupanti russi hanno perseguito i loro obiettivi criminali: accusare l'Ucraina di aver commesso "criminidi guerra" e nascondere le torture dei prigionieri e le esecuzioni».
L'intelligence ucraina ha affermato invece che l'esplosione sarebbe stata effettuata dal gruppo mercenario russo Wagner e non sarebbe stata coordinata con il Ministero della Difesa russo. Con una conversazione telefonica avvenuta tra due presunti russi pubblicata sui social, i servizi intendono dimostrare che l'esplosione sia stata causata da un ordigno piazzato all'interno del carcere e la cui esplosione sarebbe stata coperta dal vicino lancio di missili Grad. Anche la veridicità dell'audio, però, è impossibile da verificare.
Tra le poche informazioni certe, sette sopravvissuti all'attacco sono ricoverati in gravissime condizioni presso l'ospedale clinico della città di Donetsk.
VADIM EVITA L'ERGASTOLO - Dai penitenziari ucraini, intanto, arriva la notizia che la corte d'appello di Kiev ha ridotto a 15 anni la condanna di Vadim Shishimarin, il primo soldato russo processato per crimini di guerra in Ucraina. A maggio, il giovane soldato 21enne era stato condannato all'ergastolo per aver ucciso un civile di 62 anni nel villaggio di Chupakhivka, nella regione di Sumy nel nord est dell'Ucraina. Il suo avvocato aveva presentato appello sostenendo che l'omicidio sia stato commesso per via della «pressione sociale» dei propri superiori. © RIPRODUZIONE RISERVATA sarono molte stragi in territorio russo. La Russia è anzi stata fra le potenze più solerti nel bastonare il terrorismo. Dobbiamo ai missili che dal settembre 2015 i bombardieri Tupolev hanno sganciato sulla Siria se oggi dell'Isis è rimasto poco o nulla. È vero che in Cecenia nel 2000 l'esercito russo s' affidò a milizie lealiste che non andavano per il sottile, come è vero anche che la guerra contro la Georgia nel 2008 fu pure brutale, con bombardamenti di villaggi, da entrambe le parti. Ma se anche si fosse voluto vedere nelle "vittime collaterali" dei combattimenti in zone urbane, un indizio di "terrorismo", perché mai il Senato Usa si è svegliato solo adesso e non ha accusato Mosca già nel 2008 per la Georgia o nel 2015 per la Siria? Troppe incongruenze accreditano che Washington punti solo a infangare Mosca, ottenendo però l'unico risultato di allontanare il dialogo. E se la Russia fosse davvero considerata "terrorista" dagli Stati Uniti, come potrebbe Washington far finta di nulla di fronte al suo immenso arsenale nucleare, quando nel 2003 fece il diavolo a quattro per le inesistenti armi "massive" dell'Iraq? Nessuno avrebbe il coraggio di "disarmare" Mosca con la forza, pena una catastrofe globale. E dovendosi sopportare che uno "stato terrorista" è la massima potenza atomica del mondo, crollerebbe l'idea di una legge internazionale di fronte alla quale tutti gli stati sono uguali.