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Donald Trump indagato: "Falsi elettori", l'accusa che può farlo fuori per sempre

mercoledì 27 luglio 2022

2' di lettura

La battaglia contro Joe BIden rischia di costare carissimo a Donald Trump e alle sue ambizioni di rielezione: l'ex presidente americano, infatti, risulta indagato dal Dipartimento di Giustizia di Washington nell'ambito delle inchieste sui tentativi di ribaltare i risultati delle elezioni del 2020. A riportarlo è il Washington Post, che cita quattro persone a conoscenza della vicenda. I pubblici ministeri che stanno interrogando i testimoni davanti a un gran giurì - tra questi due importanti assistenti dell'allora vicepresidente Mike Pence - hanno indagato nei giorni scorsi sulle loro conversazioni con Trump, i suoi avvocati e altri personaggi della sua cerchia ristretta, per capire in che misura Trump fosse coinvolto in un tentativo di creare un sistema di falsi elettori negli stati vinti dal suo avversario. Il Washington Post e altre testate giornalistiche avevano precedentemente scritto che il Dipartimento di Giustizia stava esaminando la condotta di Eastman, Giuliani e altri personaggi vicini a Trump, ma non avevano riferito dell'interesse dei pubblici ministeri per le azioni di Trump, né della revisione dei tabulati telefonici dei suoi più stretti assistenti, riporta il quotidiano. 

C'è poi il capitolo Capitol Hill: secondo quanto emerge da un nuovo video relativo ad una deposizione di Chris Miller, segretario alla Difesa ad interim di Trump all'epoca dei fatti, rilasciata al comitato ristretto della Camera che indaga sull'insurrezione davanti al Campidoglio di Washington, l'allora presidente uscente non avrebbe mai impartito allo stesso Miller l'ordine formale di predisporre il dispiegamento di 10mila soldati in Campidoglio il 6 gennaio 2021. "Non mi è mai stata data alcuna disposizione od ordine né sapevo di piani di quella natura", ha detto Miller nel video. "Ovviamente disponevamo di piani per attivare più persone, ma non era altro che una pianificazione di emergenza", ha aggiunto Miller. "Non c'è stato uno scambio di messaggi ufficiali o qualcosa di simile." Trump aveva precedentemente sostenuto di aver chiesto che le truppe della Guardia Nazionale fossero pronte al dispiegamento per il 6 gennaio. Il 9 giugno ha rilasciato una dichiarazione in cui ha affermato di avere allora "suggerito e offerto" lo schieramento di un numero fino a 20.000 soldati della Guardia Nazionale a Washington, DC, prima del 6 gennaio, perché sentiva "che la folla sarebbe stata molto numerosa". 

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