Joe Biden, il nuovo ordine mondiale: chi vuole "schierare" contro Russia e Iran
Russia, Cina e Iran, la tela di Biden mira a rafforzare un'alleanza mondiale che contrasti la minaccia militare della prima, quella economica della seconda e quella nucleare della terza. Ovviamente per ognuno dei nemici giurati c'è una strategia differente e non sempre gli alleati contro l'uno corrispondono agli alleati contro gli altri. Ad esempio l'Arabia Saudita, fredda sulle sanzioni alla Russia ma alleato fondamentale per contrastare il pericolo iraniano. Lo stesso dicasi per Israele che è il principale bersaglio delle minacce di Teheran ma che non si è allineata al fronte anti-Putin provando piuttosto a fare da mediatore per la pace. La doppia importante visita di questi giorni di Arabia e Israele deve essere vista in questo quadro, ovvero la costruzione di un'alleanza, allargata anche agli Emirati e non solo, contro l'Iran degli ayatollah. "Stiamo cercando di mettere l'Iran sotto assedio sia dal punto di vista della sicurezza che dal punto di vista politico, perché l'Iran è una minaccia per l'intera regione, non solo per Israele", ha affermato il premier israeliano Yair Lapid, secondo il quale di conseguenza "tutte le misure che stiamo adottando nella regione devono essere considerate come parte di questo sforzo". Tra queste c'è anche la "storica decisione" di Riad, così l'ha definita Biden, di aprire lo spazio aereo "a tutti i vettori", segnando dunque la fine del divieto di lunga data ai voli israeliani di sorvolare il territorio saudita, un passo fondamentale verso la normalizzazione tra le due nazioni che ha permesso a Biden di diventare il primo presidente Usa che ha avuto modo di viaggiare da un Paese all'altro senza deviazioni. Sono aperture importanti tra i due Paesi che contano di arrivare a un trattato di normalizzazioni dei rapporti tipo quello già siglato negli ultimi anni tra Gerusalemme e il Marocco o il Sudan.
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JOE VEDE MBS
Va comunque detto che formalmente lo scoglio più importante è quello della Palestina visto che i sauditi hanno sempre sostenuto che sul punto si sarebbe attenuta alla posizione decennale della Lega Araba di non stabilire legami ufficiali con lo stato ebraico fino a quando il conflitto non sarà risolto attraverso un accordo che garantisca ai palestinesi i loro diritti nazionali. La questione palestinese è però passata del tutto in secondo piano in questa visita - Biden non ha intenzione di andare al di là della difesa della "formula a due Stati" -, incentrata in chiave anti-iraniana e sul petrolio, con il presidente americano che prova a convincere Riad ad aumentarne la produzione per sopperire al vuoto lasciato dall'embargo su quello russo. Oltre al re in Arabia Biden ha incontrato anche Mohammed Bin Salman, il principe ereditario accusato di aver fatto uccidere il giornalista Khashoggi. Ci sono state proteste sulla questione (ma ce ne furono molte di più nei riguardi di Renzi) alle quali il presidente Usa ha risposto che non andava a Jeddah per incontrarlo, bensì per partecipare a un summit internazionale, quello del Consiglio di Cooperazione del Golfo. Mentre la settimana scorsa in un articolo pubblicato sul Washington Post dal titolo "Perché vado in Arabia Saudita" aveva sottolineato che le sue opinioni «sui diritti umani sono chiare da anni» ma che il suo compito è quello di mantenere gli Stati Uniti «forti e sicuri» contro le minacce di Russia, Cina e Iran, e per farlo è importante stabilire rapporti con quei Paesi che possono avere un peso sul raggiungimento di questi obiettivi: «L'Arabia Saudita è uno di questi». Riad dunque era un alleato imprescindibile per Trump e nonostante le critiche lo è rimasto anche per Biden, da un punto di vista economico ma anche militare.
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DIALOGO INUTILE
Israele per la verità spinge perché gli Usa prendano posizioni più drastiche contro l'Iran, e durante il loro incontro sembra che il premier Lapid abbia chiesto a Biden per quanto tempo ancora Washington ha intenzione di portare avanti il tentativo di dialogo. Biden avrebbe risposto che cerca una soluzione diplomatica con l'Iran, ma che non continuerà per sempre. In una intervista rilasciata a una tv israeliana è stato anche più chiaro, aggiungendo che al fine di prevenire lo sviluppo di armi nucleari gli Stati Uniti sarebbero disposti a utilizzare la forza, ma si tratterebbe "dell'ultima risorsa".
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