"Kaliningrad, risposta assimetrica": le parole del senatore russo che terrorizzano il mondo
"Alcuni nostri vicini tendono a dimenticare che siamo una potenza nucleare". Andrey Klimov, settantenne decano dei senatori di Russia Unita - il partito di Vladimir Putin - in un'intervista al Corriere della Sera mette in guardia Europa e Stati Uniti: "Ora abbiamo le mani libere. Del resto a forza di venire traditi..."., dice Klimov, che è stato lui ad ammonire per primo la Lituania, rea di aver proibito il passaggio di ogni merce verso l’exclave russa di Kaliningrad. "Non si tratta certo del nostro desiderio di distruggere il mondo, cosa che non faremo mai. Era un modo per sottolineare che abbiamo molti strumenti a cui attingere. In politica, esistono i rapporti di forza", ha precisato. E riguardo alla risposta russa in merito alla situazione di Kalinigrad non si sbottona: "Lo faremo sapere per tempo. E non deve essere necessariamente simmetrica. Servirà per richiamare all’ordine tutti coloro che trasgrediscono a trattati scritti, come se la politica internazionale fosse una chiacchiera da bar. Bisogna tornare agli accordi precedenti, che non prevedevano alcun cavillo".
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Da un decennio vicecapo della Commissione Esteri del Consiglio di federazione, la Camera alta del Parlamento; autore della legge che nel 2014 ha permesso la ratifica dell'annessione della Crimea, estensore di molte risoluzioni internazionali del suo Paese, Andrey Klimov chiarisce anche il perché la Russia parli di "denazificazione" dell'Ucraina. "È bene che i lettori italiani sappiano", puntualizza il senatore con Marco Immarisio, "che la Russia ogni anno fino al febbraio 2022 aveva presentato all'Onu progetti di dichiarazione che condannavano ogni glorificazione del nazismo o neonazismo. Hanno sempre votato contro due Paesi: Usa e Ucraina. Gli altri della Nato, astenuti. Quando parlavo della questione con i miei colleghi occidentali, loro mi dicevano: ma voi utilizzerete questa risoluzione contro l'Ucraina. Scusate, rispondevo, ma con questa frase voi dimostrate che abbiamo ragione noi".
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