Stati Uniti, la Corte suprema cancella il diritto all'aborto: la sentenza che cambia tutto
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha cancellato la storica sentenza "Roe v. Wade" che per quasi 50 anni ha costituito la base giurisprudenziale per garantire negli Usa il diritto all'aborto su scala nazionale. "La Costituzione non garantisce un diritto all’aborto", si legge nella sentenza appoggiata dalla maggioranza conservatrice della Corte che ribadisce che "l'autorità di regolare l’aborto torna al popolo e ai rappresentanti eletti", vale a dire autorizza gli Stati alla possibilità di vietarlo. Da adesso infatti sarà discrezione dei singoli Stati consentire o meno l'interruzione volontaria di gravidanza, si pensa che circa una ventina di essi vieteranno l'aborto.
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La decisione nel caso "Dobbs v. Jackson Women’s Health" era la più attesa di questa sessione della Corte ed è stata preceduta da furiose polemiche, dopo che a maggio una bozza della decisione, che anticipava l'esito odierno, era stata pubblicata dai media, in una fuga di notizie senza precedenti nella storia della Corte. All'attenzione della Corte Suprema era una legge del Mississippi che intende abolire quasi ogni forma di interruzione di gravidanza dopo 15 settimane di gestazione. La legge non era entrata in vigore, dopo che nei tribunali di grado inferiore era stato presentato appello, sostenendo che la legge violava quanto stabilito nella storica sentenza 'Roe v. Wade' del 1973, che aveva garantito il diritto all'aborto negli Stati Uniti su scala nazionale.
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La sentenza era poi stata confermata in altri pronunciamenti della Corte, nella quale siede ora una maggioranza di giudici di nomina repubblicana e orientamento conservatore. Le precedenti decisioni della Corte Suprema avevano stabilito che i singoli Stati non possono imporre restrizioni al diritto di una donna di interrompere la gravidanza prima della fase in cui il feto sarebbe in grado di sopravvivere al di fuori del grembo materno, solitamente dopo 24 settimane di gestazione.