Golpe contro Putin, le informazioni riservate di Domenico Quirico
Il “macellaio siriano”, al secolo Alexander Dvornikov, è stato rimosso da Vladimir Putin. Una mossa sorprendente, considerato che il generale era stato chiamato circa due mesi fa per prendere il comando delle operazioni nel Donbass, con l’esplicito ordine di farlo alla vecchia maniera: ovvero annientare tutto e poi occupare le macerie. Nonostante Dvornikov possa vantare di aver raggiunto risultati importanti, come la presa totale di Mariupol, adesso sta per essere sostituito.
Questa situazione particolare ha portato Domenico Quirico a porsi il seguente interrogativo: “E se fosse l’anticamera di quello scricchiolio che, a orecchie tese, l’Occidente da più di cento giorni spera di avvertire nell’aria primaverile di Mosca, ovvero il tintinnar di sciabole, i mugugni degli alti comandi, ebbene sì il golpe aggiusta tutto?”. Il giornalista de La Stampa ha però ben chiaro come potrebbe funzionare un eventuale colpo di stato in Russia: “A rovesciare lo zar non saranno certo i cosiddetti oligarchi, una minutaglia troppo pavida e interessata per alzar la testa contro il padrone. Meno ancora i servizi di sicurezza che, da vecchia spia, Putin maneggia come se fossero coltello e forchetta”.
Allora restano soltanto loro, i generali, che secondo Quirico “dispongono dell’unico arnese davvero indispensabile per rovesciare governi e tiranni, ovvero i carri armati. Il golpista perfetto, efficiente non ha una ideologia o dei sogni politici. Semplicemente lo muovono o il rancore o la paura. Il colpo di stato - ha aggiunto il giornalista de La Stampa - è una operazione complicata, soprattutto in un posto come la Russia putiniana, se fallisci l’unica via di uscita è la morte. Per ammutinarsi occorrono truppe fedeli, i generali da soli non bastano. E forse i soldati russi odiano più i generali - ha chiosato Quirico - corrotti e incapaci, che Putin”.