Lago d'Aral, il caso che sconvolge il mondo: com'era prima e com'è oggi, ecco le foto
Era l'ex quarto lago del mondo, ora si è trasformato in un deserto: stiamo parlando dell'Aral in Uzbekistan, che dal 1960 ad oggi non ha fatto altro che rimpicciolirsi. Stando alla testimonianza dell'inviato del Corriere della Sera Massimo Gaggi, ormai sono rimasti solo scheletri: "Quelli arrugginiti di pescherecci e altre barche che affondano nella sabbia di uno specchio d'acqua ormai divenuto deserto, coi cammelli accucciati sotto le chiglie delle imbarcazioni per ripararsi dal sole e dal vento".
Molte cose sono cambiate dal 1960, quando l'Aral era il quarto lago del mondo con i suoi 68mila chilometri quadrati di estensione. Oggi è sopravvissuto solo un piccolo pezzo nella parte settentrionale, un decimo del lago delle origini. La colpa, spiega il Corsera, è della decisione del regime sovietico di deviare gli affluenti del lago per alimentare la produzione di cotone. Cosa che ha reso l'Aral un semplice specchio d'acqua in cui coltivare il riso e nulla più.
Il lago d'Aral, però, non solo si è prosciugato, ma è stato anche ricoperto via via da sabbia avvelenata da sostanze chimiche, comprese quelle usate un tempo per studiare le armi batteriologiche. Nel frattempo, però, c'è chi si batte per aggiustare le cose: Aimbetov Izzet Kallievich, direttore dei laboratori di geologia dell'Accademia delle Scienze dell'Uzbekistan, lotta insieme a pochi altri per ridare vita al lago riattivando alcuni affluenti. L'obiettivo, però, sembra quasi impossibile da raggiungere per via "dell'egoismo idrico delle altre repubbliche ex Urss che controllano le sorgenti dei fiumi", come spiega Gaggi.