Joe Biden, schiaffo a Volodymyr Zelensky: "Non manderemo missili in grado di colpire la Russia"
Joe Biden ridimensiona gli aiuti militari a Volodymyr Zelensky in Ucraina. Una decisione che lascia sorpresi e interdetti sia i capi militari che diversi membri del Congresso Usa. Fino a qualche giorno fa, infatti, si pensava addirittura che il presidente americano avrebbe inviato agli ucraini dei lanciarazzi a lungo raggio, armi in grado di colpire degli obiettivi perfino in Russia. Adesso cambia tutto. "Non manderemo all’Ucraina sistemi missilistici che possano colpire il territorio russo", con questa frase il capo della Casa Bianca ha mandato in frantumi le illusioni e le speranze di Zelensky.
Nel frattempo l'esercito di Putin avanza da est verso il Sud del Paese. E l'avanzata, dicono a Kiev, può essere fermata solo con le armi adeguate che al momento gli ucraini non avrebbero: parliamo di missili capaci di colpire anche a grande distanza, quelli che il leader ucraino chiede agli Stati Uniti ormai da tempo. A pensarla come gli assediati sono anche gli analisti e i generali del Pentagono. Ecco perché ieri pensavano che Biden annunciasse l'invio di quelle armi. Nessuno si aspettava uno stop da parte del presidente. Particolarmente contrariati alcuni membri del Congresso. Il senatore repubblicano Lindsay Graham, per esempio, ha commentato: "Così non va, l’Amministrazione non può trascinare i piedi".
Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, alcuni osservatori del conflitto non pensano che Biden abbia chiuso la porta in faccia a Zelensky. O almeno non del tutto: il presidente avrebbe solo precisato che saranno esclusi i missili più potenti, quelli con una gittata fino a 300 chilometri, in grado di "colpire in territorio russo". Gli altri invece, quelli con un raggio di azione fino a 70 chilometri, potrebbero essere inviati a breve. Pur non volendo innescare una guerra mondiale, allo stesso tempo Biden non vuole mostrarsi debole agli occhi di Mosca. Nei giorni scorsi, dopo l'indiscrezione sui missili a lungo raggio, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov aveva accusato gli Usa di aver dichiarato "guerra totale" alla Russia.