Zelensky e Putin, il sospetto: scatta il ritiro, cosa non ci vogliono dire
Le truppe ucraine a un passo dal ritirarsi. Le notizie che arrivano da Severodonetsk, la città ucraina nel Donbass, non sono buone e non sorridono al governo di Kiev. "Stanno bombardando senza sosta i quartieri residenziali", ha detto il governatore della regione, Serhiy Haidai. Al momento sono più di 1500 le persone rimaste uccise nella città da inizio guerra, il 24 febbraio. Per questo Volodymyr Zelensky potrebbe decidere di cedere a favore di Vladimir Putin.
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La resistenza potrebbe infatti causare ingenti perdite. D'altronde l'Ucraina ha già perso la città di Lymane e la principale autostrada di rifornimento tra Bakhmut e Lysychansk è sottoposta a continui bombardamenti russi. Ma cosa succederebbe se Mosca prendesse la cittadina? In quel caso l'avanzata si fermerà alle porte di due città pesantemente fortificate come Sloviansk e Kramatorsk, con linee di rifornimento e artiglieria pronte a intervenire dall'Occidente. Non è un caso che il presidente ucraino abbia esortato nuovamente i leader europei a inviare più armi.
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Il pressing è rivolto in particolare agli Stati Uniti con l'obiettivo di avere i missili a lungo raggio MLRS/HIMARS, che potrebbero cambiare le sorti della guerra. Al momento gli Usa hanno spedito i loro veicoli pesanti via nave. Ce ne sono 200 in arrivo, ma le tempistiche sembrano andare per le lunghe. Conti alla mano gli armamenti non arriveranno a destinazione prima di 6-8 settimane. Date troppo in là. Soprattutto se si considera la difficoltà sempre maggiore della resistenza, che pochi giorni fa ha dovuto arrendersi anche a Mariupol, nell'acciaieria Azovstal,
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