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Ucraina, le profughe messe insieme ai rifugiati islamici: umiliazioni e molestie sessuali

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Mauro Zanon
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Sono appena arrivate in Svezia, convinte di trovare un luogo sicuro, libero, per costumi e cultura vicino al loro Paese d'origine, l'Ucraina. E invece, al centro di accoglienza Galaxen, a Olofström, nel sud della Svezia, sono state subito redarguite e invitate a vestirsi "come si deve": ossia non con abiti leggeri e troppo occidentali, per "non provocare" i migranti di cultura islamica già presenti. La notizia, a dir poco scioccante, è stata riportata dal quotidiano online svedese Nyheter Idag. Secondo il giornale, le rifugiate ucraine avrebbero avuto un colloquio "informativo" prima di prendere posto all'interno del centro di accoglienza. Rispondendo alla domanda di una giornalista di Sverige Radio, una volontaria, Gitana Bengtsson, ha spiegato che prima di essere costrette a coprirsi e a mettersi degli abiti più castigati, le rifugiate ucraine erano «vestite come noi».

 

 


«Se queste donne vivessero in città, nessuno avrebbe detto loro come vestirsi», ha aggiunto Bengtsson. Nel centro per rifugiati, invece, sono state subito additate come prostitute e obbligate ad "adeguarsi" ai costumi locali: gonne, shorts, camicie trasparenti e ogni sorta di indumento che lascia troppo visibili le parti del corpo sono stati proscritti.

 

 

 


PAESE INSICURO - Lo scorso marzo, un rapporto del Nyheter Idag già riportava le paure delle rifugiate ucraine in merito a un loro possibile trasferimento in Svezia. Paure derivate dalle forti tensioni sociali, dall'immigrazione di massa di cultura islamica, dalla violenza delle gang multietniche di Stoccolma, di Malmö e di Göteborg, dall'aumento esponenziale delle sparatorie che hanno trasformato l'ex paradiso nordico in un inferno. Il rapporto si basava sulla testimonianza sul campo di un volontario svedese, Jimmy Hemmingsson, recatosi a Varsavia per aiutare i rifugiati ucraini a raggiungere il Paese scandinavo e trovatosi di fronte a una realtà che non si aspettava: la maggior parte dei rifugiati non aveva alcuna intenzione di salire sugli autobus destinati a Stoccolma perché temeva per la propria incolumità. Un altro episodio che ha scosso l'opinione pubblica svedese è accaduto in un ostello di Örebro, dove erano ospitate alcune rifugiate ucraine assieme ai loro bambini. I fatti risalgono a marzo: un gruppo di migranti somali ha fatto irruzione nell'ostello intimidendo le donne e cercando di molestarle sessualmente. «Qui è pericoloso. Gli uomini hanno bussato in modo aggressivo alla porta della nostra camera da letto, chiedendo di entrare ero molto spaventata. In Ucraina queste cose non succedono mai», ha testimoniato una delle vittime al giornale Samnytt. Dopo la terribile esperienza, alcune delle persone coinvolte hanno detto che avrebbero quasi preferito tornare a casa, in Ucraina, nonostante la guerra. Oksana, una di loro, ha reagito così all'accaduto: «Avevano detto che la Svezia era un Paese sicuro, ma non mi sembra affatto».

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