Battaglione Azov, il messaggio in codice: cosa significa il segno "+", ora si capisce tutto
"Voleva continuare a studiare ma poi nel 2014 è andato in Donbass a difendere il nostro Paese": a parlare è la mamma di Svyatoslav Palamar - detto Kalyna (dalla pianta simbolo dell'Ucraina) -, vicecomandante del battaglione Azov. Lydia Vasylivna, 66 anni, spiega al Corriere della Sera che tipo di persona è suo figlio: "E' buono, non beve e non fuma". Il 39enne è stato l'ultimo a lasciare le acciaierie di Mariupol, mantenendo fede alla promessa fatta nei tunnel di Azovstal, dove diceva: "Resistiamo, fino alla fine".
La donna racconta di averlo sentito l'ultima volta il 20 maggio: "Erano le undici di mattina. Non lo sentivamo da tantissimo. Ci ha detto: “Ciao mamma, ciao papà, sto per uscire da Azovstal, da questo momento in poi non so quando riuscirò a sentirvi ancora, potrebbe passare tanto tempo'. E poi più niente". Lei invece non sarebbe riuscita a dirgli molto: "Gli ho solo detto: 'Ti prego, stai attento'". Il timore della Vasylivna è che i russi torturino suo figlio: "Abbiamo molta fiducia nel nostro presidente. Speriamo che negozi la liberazione dei prigionieri di Azovstal che hanno combattuto per la gloria di tutta l’Ucraina. Speriamo nessuno si dimentichi di loro".
La 66enne dice di essere in pessime condizioni al momento: "Non dormiamo, seguiamo le notizie tutto il giorno. Mi manca mio figlio, non lo abbraccio da gennaio". Dalle acciaierie, comunque, i contatti erano pochissimi: "Spesso ci mandava messaggi con solo un “+”. Il “+” era il suo modo per dire tutto ok, sono vivo. E noi aspettavamo quel segno per giorni". Lydia, poi, difende Kalyna: "Non è un nazista. C’è un’idea sbagliata del battaglione Azov, frutto della propaganda russa: non sono nazisti, sono nazionalisti".