Mosca, a fuoco l'istituto aeronautico: l'ombra dell'attentato, perché il Cremlino ora ha paura
Nella mattinata di ieri un incendio è scoppiato all'interno di uno dei centri di ricerca tecnologica più importanti della Russia, seppure non abbia toccato gli edifici e i laboratori principali, ma solo un'infrastruttura elettrica di servizio. Le fiamme che hanno avvolto una cabina di trasformatori nella "cittadella del volo" dello TsAGI, ovvero uno dei due corrispettivi russi della NASA americana, insieme all'agenzia spazial Roscomos, hanno fatto balenare l'ipotesi di un attentato pro-ucraino, come nel caso di altri incendi registrati in Russia nelle ultime settimane.
È bruciata una piccola area di 30 metri quadrati, senza causare feriti, e il rogo è stato domato, ma c'è preoccupazione. Il fuoco potrebbe essere stato appiccato da un sabotatore, magari affiliato ai servizi segreti ucraini SBU, oppure per risentimento personale da uno dei tanti cittadini russi che, tuttora, hanno origini o parenti ucraini, data la mobilità all'interno della vecchia Unione Sovietica e prima ancora nell'Impero Zarista. Parimenti, la cabina elettrica può essere andata in avaria a causa di virus informatici diffusi da hackers ucraini, non da meno di quelli russi, via web o anche via cavi elettrici, col sistema delle "onde convogliate". Del resto, perfino il presidente Vladimir Putin aveva rilevato poche ore prima che anche i russi si sentono «vulnerabili a cyberoffensive avversarie».
Di certo, lo TsAGI è un monumento nazionale. Situato nella città di Zhukovskj, 20 km da Mosca, fu fondato dal pioniere dell'aviazione Nikolaj Zhukovskj (a cui fu intitolata la città) oltre un secolo fa, il 1° dicembre 1918, appena un anno dopo la rivoluzione bolscevica. La sigla sta per Tsentralnj Aerogidrodinamiceskj Institut, ovvero Istituto Aero-Idrodinamico Centrale. Diventò il maggior centro di studio delle tecnologie aeronautiche, e poi spaziali, dell'Urss, per far recuperare al paese il tempo perduto rispetto all'Occidente nel campo del volo. Vi lavorarono fior di progettisti d'aerei, come, per ricordarne solo due, Andrei Tupolev e Vladimir Myasischev, "padri" di famosi bombardieri sovietici.
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Ospitò anche nomi stranieri del settore, come l'ungaro-americano Theodor von Karman, scopritore di molte leggi dell'aerodinamica, e l'italiano Umberto Nobile, l'uomo dei dirigibili. Nei laboratori e nelle gallerie del vento dello TsAGI nacque anche la navetta spaziale sovietica Buran. Gli attuali 4000 dipendenti sono molti meno dei 14.000 del picco del 1985, in epoca sovietica, ma l'istituto è ancora al top nello studiare materiali e strutture per velivoli e ordigni russi del presente e del futuro. Fra cui forse anche il segretissimo missile a propulsione nucleare Burevestnik, con raggio d'azione illimitato, potendo restare in volo giorni o mesi, che esperti come Brent Eastwood hanno ipotizzato negli ultimi giorni "sperimentato nell'isola artica della Novaja Zemlia". L'incendio allo TsAGI è l'ultimo di una serie di probabili attentati.
Il 21 aprile un rogo ha danneggiato l'istituto di ricerca missilistica di Tver, 180 km da Mosca, causando ben 6 morti e 27 feriti in una struttura da 1000 metri quadri dove si studiano le difese aerospaziali. Poi, il 1° maggio è bruciata parte di un'industria di Perm, negli Urali, che prepara gli esplosivi per le testate dei missili tattici Grad e Smerch. Il 3 maggio è toccato invece a un magazzino di 33.800 metri quadrati utilizzato dalla casa editrice Prosveshchenie, filo-Putin. E il giorno dopo è finito in fumo un deposito di solventi da 2000 metri quadri nella zona industriale di Nizhni Novgorod