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Xi Jinping, la mossa sporca in Africa: ecco il piano per destabilizzare l'Italia, perché siamo in pericolo

Andrea Cappelli
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Se a destare preoccupazione in Europa è i il conflitto russo - ucraino presto l'Occidente dovrà fare i conti con la Cina, superpotenza che oggi controlla gran parte dell'Africa (e che un domani potrebbe sfruttare la sua egemonia per destabilizzare interi Paesi). A lanciare l'allarme è stato ieri Silvio Berlusconi, intervenuto alla convention napoletana di Forza Italia. In un discorso incentrato sui delicati equilibri tra potenze nello scacchiere internazionale, il Cavaliere ha voluto porre l'accento su quello che ritiene essere «il pericolo più grave, un pericolo del quale ho parlato fra i primi in Europa e nel mondo; quello che viene dalla Cina». Una politica, quella adottata da Pechino, che «mette insieme l'espansionismo dell'antico impero con il moderno globalismo comunista di oggi sul piano economico, politico e in prospettiva anche su quello militare».

 

LEGAME ECONOMICO
Il tema sollevato dal leader azzurro può apparire complesso ma a ben vedere ha molto a che fare con il nostro quotidiano. Basti pensare che la Cina (come ben spiegato in un report a cura del giornalista dell'Agi Angelo Ferrari) nel 2021 ha importato dall'Africa un totale di 105,9 miliardi di dollari di merci un valore in crescita del 43.7% su base annua -, mentre il commercio bilaterale tra quest' ultima e il continente ha raggiunto i 245,3 miliardi di dollari (+35% su base annua). Questi dati fanno della Cina il principale partner commerciale dell'Africa, ruolo che la potenza orientale mantiene da 13 anni a questa parte.

Una presenza, quella cinese, che in Africa sta diventando sempre più ingombrante, fino a soppiantare quella delle potenze occidentali. A riprova di ciò lo scorso marzo quando l'Assemblea delle Nazioni Unite ha presentato la risoluzione di condanna all'invasione russa dell'Ucraina buona parte degli stati africani ha optato per l'astensione, esattamente come Cina e India. Del resto, come sottolineato ieri da Berlusconi, «nelle alte sfere internazionali non si parla più di continente africano, bensì di continente sino - africano. In Africa - ha proseguito il Cavaliere- 50 stati su 54 ricevono soldi, armi, prodotti dalla Cina». E il Celeste impero, a detta dell'ex premier, starebbe anche «istruendo 3 milioni di cittadini destinati a essere trasferiti negli stati africani con compiti direttivi». Ora, se si considera che l'Italia è il principale punto di approdo per migliaia di profughi e migranti economici che ogni anno sbarcano sulle nostre coste, non è da escludere che un domani- se le tensioni tra Cina e Occidente dovessero acuirsi - queste ondate migratorie possano essere utilizzate per mettere in crisi il sistema di Welfare degli stati europei. Basti pensare che una strategia di questo tipo viene utilizzata in maniera sistematica dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan come strumento di ricatto nei confronti dell'Europa.

 

L'ORSO E IL DRAGO
Ma la prospettiva più allarmante in chiave geopolitica è quella di una saldatura tra il governo cinese e la Russia di Putin, che Stati Uniti e Ue dovrebbero scongiurare con ogni mezzo a loro disposizione per evitare che l'asse del pianeta si sposti verso Est. «La Cina - ha affermato ieri il Cavaliere- è uno stato con potenzialità ben superiori a quelle della Russia e purtroppo i fatti dell'Ucraina e le tensioni in Europa inevitabilmente portano a un rapporto più stretto tra le due potenze». A preoccupare Berlusconi è anche la «collocazione ambigua» dell'India, considerato che «entro il 2031 la Cina diventerà la prima potenza economica del mondo e l'India la terza». Per il leader di Forza Italia l'espansionismo cinese in Africa (così come il controllo di molte infrastrutture strategiche in Medio Oriente e Europa attraverso la via della Seta) è «una vera e propria colonizzazione», che le democrazie occidentali hanno il dovere di sventare facendo fronte comune. E il suo partito, Forza Italia, «è- e rimarrà sempre - dalla parte dell'Europa, dell'Alleanza atlantica, dell'Occidente, degli Stati Uniti».

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