Azovstal, in che prigione hanno deportato gli evacuati del battaglione: trappola mortale, la foto-choc
Vladimir Putin ha tradito gli accordi o Volodymyr Zelensky ha detto una bugia? È difficile capire dove sta la verità sui combattenti ucraini usciti dall’acciaieria Azovstal. Di certo c’è che la maggioranza dei 265 evacuati è stata portata via con gli autobus nella repubblica di Donetsk: i prigionieri si trovano in un penitenziario situato nel villaggio di Olenivka che può ospitare fino a tremila reclusi. Non tutti i combattenti sono però stati portati lì: alcuni sono arrivati a Taganrog e a Rostov, mentre i feriti all’ospedale di Novoazovsk, situato nella repubblica di Donetsk.
Non è ancora chiaro che ne sarà di questi prigionieri. Il ministero della Difesa russo ha diffuso dei video dell’evacuazione, che definisce chiaramente una “resa”: eppure i soldati usciti dall’acciaieria Azovstal non si sono davvero arresi, in teoria rientravano in un accordo per uno scambio di prigionieri da finalizzare a evacuazione compiuta. O almeno questa è la versione dell’Ucraina, che però finora non ha trovato riscontro nella realtà: per questo si teme che Zelensky si sia fatto ingannare da Putin, o peggio ancora abbia mentito ai combattenti che si trovavano nella fonderia.
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Poche ore dopo l’evacuazione dei 265 combattenti ucraini, il procuratore generale della Russia ha chiesto alla Corte Suprema di riconoscere il battaglione Azov, e quindi gli evacuati che gli appartengono, come organizzazione terroristica. Ciò significa che se i prigionieri che facevano parte di un accordo diventano dei terroristi, allora lo scambio cessa di esistere. Di conseguenza il destino dei combattenti evacuati dall’acciaieria potrebbe essere segnato: difficilmente l’Ucraina li rivedrà vivi…