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Taiwan, "non solo questo esercito": perché questa donna può far scoppiare la guerra mondiale

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È un Occidente in senso molto lato, questo che si sta preparando al peggio serrando le fila. Il fatto però è che non c'è solo la Russia che ha attaccato l'Ucraina, e che minaccia Finlandia e Svezia perché hanno risposto col chiedere una adesione alla Nato. C'è pure la Cina: che a sua volta minaccia di attaccare Taiwan, che continua a mandare i suoi caccia nel cielo dell'isola con fare intimidatorio, che dal 2012 rosicchia mare ai vicini col costruire isole artificiali, che ha di fatto sospeso le libertà e autonomie di Hong Kong, e che ha contagiato il mondo col Covid. E c'è la Corea del Nord, il cui leader Kim Jong-un ha continuato senza sosta a testare missili, e ha detto che Putin gli ha dato l'esempio di come risolvere il nodo Corea del Sud. E poi l'Iran, che intanto attizza la crescente tensione in Israele. E i "clienti" minori di Putin: il Nicaragua di Ortega che incrementa la repressione, Cuba che adotta un nuovo codice penale più repressivo, il venezuelano Maduro che nomina ministro degli Esteri proprio l'ambasciatore a Mosca, il bielorusso Lukashenko che minaccia i confini ucraini. La ministra degli Esteri svedese, dunque, ha firmato formalmente la richiesta di adesione alla Nato. E in Finlandia il Parlamento ha approvato la richiesta di adesione. Entrambi con governi di sinistra, la Finlandia durante la Guerra Fredda non votava mai all'Onu contro l'Urss, la Svezia addirittura tendeva ad essere anti-Usa. La stessa Svizzera ci sta ripensando: la neutralità non è più un dogma, il 56% dell'elettorato chiede un avvicinamento alla Nato, il governo fa i primi passi.

 


Ma, appunto, non è solo l'Occidente che stringe i ranghi. Anche il ministro degli Esteri di Taiwan, Joseph Wu, ha auspicato più collaborazione con la Nato. Una sua significativa intervista con la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha spiegato che «vista la minaccia militare dalla Cina, Taiwan spera in una più stretta cooperazione con la Nato. Vediamo il potenziale per una maggiore cooperazione», ha affermato, specificando che ci sono «sempre più colloqui» tra le due parti, perché «la difesa di Taiwan non è più solo una questione di esercito professionale». Anche nei rapporti con la Germania, Taipei vuole «superare le barriere precedenti», assicura Wu.

 

 


A sua volta, il nuovo presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha fatto un discorso di insediamento in cui ha promesso un «piano di aiuti alla Corea del Nord se Pyongyang sospenderà lo sviluppo nucleare», ma se no invita gli Usa a schierare a loro volta armi nucleari al Sud. Il Giappone è anch' esso nello schieramento, anche superando atavici dissapori con Corea del Sud e Taiwan.
L'Australia per rispondere alla Cina ha concluso con Regno Unito e Usa l'alleanza Aukus, al costo di subire le sanzioni di Pechino, che hanno sospeso l'import di carbone australiano al costo di entrare in una crisi energetica. L'India sulla crisi dell'Ucraina ha fatto abbastanza l'indiana, evitando condanne esplicite di Mosca e cercando di profittare degli embarghi da cui la Russia è stata colpita per fare incetta di materie prime russe a prezzi stracciati. Sta però con Usa, Giappone e Australia in quel Dialogo quadrilaterale di sicurezza (Quad) che è in realtà volto verso la Cina e non verso la Russia. Anche nelle Filippine la pur inquietante elezione alla presidenza di Marcos Jr. indica un consenso popolare a una linea anti-Pechino. E lo stesso Bolsonaro in Brasile, dopo alcune settimane di strizzate a Putin, adesso sembra tornare a preoccuparsi del comunismo in America Latina. Vero che si stanno avvicinando le elezioni.

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