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Fonderia Azovstal, indiscrezione drammatiche sui marines: come stanno per essere "puniti" da Mosca

Daniele Dell'Orco
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Stipati in sette autobus, altri 200 soldati ucraini sono stati evacuati ieri dall'Azovstal di Mariupol e hanno raggiunto la città di Dontesk scortati dall'esercito russo e dalla Milizia Popolare. Tra loro pochi feriti. Il totale, compreso il convoglio già organizzato lunedì notte, è di quasi 700 militari usciti dall'acciaieria. Il loro futuro ora è in bilico. Secondo il Ministro della Difesa ucraino Oleksy Resnikov l'obiettivo è «preservare le vite della guarnigione Mariupol, di cui fanno parte la marina, difesa territoriale, polizia, guardia di frontiera, guardia nazionale, il reggimento Azov», i quali, con le bandiere bianche in mano, hanno semplicemente eseguito l'ordine di resa arrivato da Kiev.

 

LE TRATTATIVE
In fase di trattativa con la Russia, avvenuta senza mediazioni, certamente si è discussa la possibilità che possano essere scambiati con prigionieri di guerra russi. Ma non tutti, perché la sorte del Reggimento Azov resta avvolta nel mistero. La Duma esaminerà oggi una bozza di risoluzione che vieta lo scambio dei militari evacuati dall'Azovstal. Ma il capo del comitato di Difesa della Duma, Andrei Kartapolov, nella proposta di risoluzione ha inserito una dicitura inequivocabile: «criminali nazisti».

Nelle stesse ore, il procuratore generale russo ha chiesto alla Corte suprema di riconoscere l'Azov come «organizzazione terroristica» (la Corte Suprema russa dovrebbe esaminare il caso il 26 maggio), mentre il presidente della commissione Esteri, Leonid Slutsky, ha proposto che venga sollevata parzialmente la moratoria contro la pena di morte che, a suo dire, dovrà essere considerata per i componenti del Reggimento Azov: «Se saranno dimostrati i loro mostruosi crimini contro l'umanità, ribadisco la mia proposta per fare una eccezione alla moratoria alla pena di morte in Russia che consenta a un tribunale di considerare la possibilità della pena di morte». Tutti segni eloquenti che da qualsiasi tipo di trattativa i miliziani del Reggimento sono esclusi. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, citato dalla Bbc, ha rifiutato di commentare lo status delle truppe evacuate e si è limitato a dire: «Il presidente Putin ha garantito che saranno trattati in linea con le leggi internazionali in materia».

Putin, del resto, sulla reputazione "nazi" del Reggimento Azov ha basato tutta la sua narrazione. La possibilità di processarli e usarli come trofeo di guerra è troppo ghiotta. La totale e definitiva caduta di Mariupol permetterà alla Russia di potenziare la messa in sicurezza del corridoio di collegamento tra la Crimea e il Donbass, ma soprattutto di spostare altri contingenti militari composti da esercito regolare, Rosgvardiya cecena e Milizia Popolare di Donetsk più a ridosso delle linee di contatto.

Mentre alle prime luci dell'alba di ieri i russi hanno colpito, con missili Kalibir e Cruise, diversi siti in territorio ucraino (compresa la regione di Leopoli, non lontano dal confine con la Polonia), la guerra di posizione nel nord-est intorno a Liman, Slovianske Severodonetsk continua senza sosta. Tutte azioni maniacalmente coordinate da Putin in persona, tanto che sono in molti tra gli esperti militari occidentali a rimanere interdetti circa la linea di comando russa.

 

Per Ben Barry, un ex-general brigadiere dell'esercito britannico ascoltato dal Guardian, il fatto che Putin sia così coinvolto potrebbe essere sintomatico di due cose: che non si fida dei suoi ministri, capi di stato maggiore e generali; che ritenga la riuscita del conflitto cruciale per il suo futuro.

NUOVE ARMI NATO
Analisi che fanno il paio con le critiche senza precedenti espresse alla tv russa da un noto esperto militare, l'ex-colonnello Mikhail Khodaryonk: «Gli ucraini stanno dimostrando che la professionalità è anche la difesa della patria. Per questo la guerra sta andando male per noi e peggiorerà quando all'Ucraina arriveranno armi più sofisticate» Ed è proprio quanto ha promesso ieri in serata il presidente francese, Emmanuel Macron, a Zelensky: «Le consegne di armi da parte della Francia continueranno e aumenteranno di intensità nei prossimi giorni e settimane, così come l'invio di attrezzature umanitarie».

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