Otto e mezzo, "occhio alla parola obbedire": dalla Gruber svelato il grande segreto di Zalensky
Il battaglione Azov avrebbe accettato di evacuare "i difensori di Azovstal". Una vera e propria svolta improvvisa che può cambiare i rapporti di forza nel contesto della guerra. Ma in questa storia, in questo lungo assedio all'acciaieria bisogna andare oltre e capire per bene le parole usate dai militari ucraini. Parole che in questi contesti pesano come macigni per far capire cosa potrebbe accadere presto su tutto il fronte. Il verbo da tenere d'occhio è "obbedire". Ecco infatti cosa ha detto Denis Prokopenko, il comandante del battaglione: "I difensori di Mariupol hanno eseguito un ordine, respingendo il nemico per 82 giorni, nonostante tutte le difficoltà. Per salvare vite umane, l’intera guarnigione di Mariupol sta attuando la decisione approvata dal Comando militare supremo e spera nel sostegno del popolo ucraino". Dunque, andando oltre le righe, il battaglione Azov sta di fatto obbedendo a un ordine che arriva direttamente dal Comando militare supremo, ovvero da Kiev. E come ha sottolineato a Otto e Mezzo, la nipote di Khrushcev, Nina Khrushceva, "questo gesto indica che qualcosa sta cambiando rapidamente sul fronte diplomatico".
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Insomma dietro la resa dell'Azov potrebbe esserci un allentamento del conflitto tra Zelensky e Putin. Una mossa che arriva proprio nel giorno in cui viene messa in discussione dalla Turchia l'adesione alla Nato di Finlandia e Svezia. Lo scacchiere diplomatico dunque si muove in diverse direzioni. Ardunio Panicca, sempre a Otto e Mezzo, sottolinea proprio questo aspetto: la mossa dell'Azov potrebbe indicare altro. L'obbedienza a un ordine che arriva da Kiev indica una invesrione di rotta.
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Zelensky avrebbe dunque mollato il colpo su Mariupol per cercare, forse, di riaprire la strada del negoziato. Insomma il nodo centrale delle trattative resta dunque la città martire di Mariupol. E ora l'evacuazione dell'Azov potrebbe aprire nuovi scenari.