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Sergej Shoigu, la mossa segreta del ministro: come ha "riconquistato" Putin, il clamoroso ribaltone

 Shoigu

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Tra le figure più enigmatiche dell'invasione russa in Ucraina per certo c'è quella di Sergej Shoigu, il ministro della Difesa di Mosca, tornato al centro dell'attenzione in settimana per il colloquio che ha avuto con il segretario Usa alla Difesa, Lloyd Austin. Una telefonata, il primo contatto diretto tra Stati Uniti e Cremlino da che è iniziata la guerra.

 

E sulla figura di Shoigu, si concentra Repubblica con un intrigante retroscena firmato da Roslaba Castelletti, la quale scrive: 

A dispetto delle voci, disseminate ad arte, che lo vorrebbero in disgrazia o, peggio, capro espiatorio del rallentamento dell'operazione militare speciale in Ucraina o addirittura pronto a tramare alle spalle del presidente russo Vladimir Putin, Shoigu non mostra cedimenti. Certo, intorno alla metà di marzo, era scomparso dai riflettori, ma la sua assenza mediatica - insolita per un uomo onnipresente sui media e perciò popolarissimo - potrebbe essere stata solo un'abile mossa per ricordare a tutti, se ce ne fosse stato il bisogno, chi fosse «il vero volto» dell'operazione, come congetturò Andrej Soldatov, massimo esperto di servizi segreti russi, parlando con Repubblica. Mossa apparentemente riuscita: Shoigu avrebbe persino avuto la meglio sui "siloviki", gli uomini delle forze di sicurezza tradizionalmente vicini al leader del Cremlino.

 

Dunque, il fatto che ora la responsabilità dell'offensiva in Ucraina è passata dal Quinto Servizio dell'Fsb al Gru, ovvero l'intelligence militare. Il che significa che ora spetta a Shoigu trovare una soluzione alla crisi in cui è precipitato l'esercito russo in Ucraina. Compito difficilissimo, ma che per certo non potrebbe spettare a un "epurato", così come era stato descritto agli inizi del conflitto. La responsabilità in mano a Shoigu ora è enorme: dai risultati che porterà a casa, si deciderà il suo futuro.
 

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