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Finlandia e Svezia, il "gioco sporco" di Boris Johnson: ecco il suo vero obiettivo

Daniele Dell'Orco
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Se per Vladimir Putin l'ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato rappresenta un vero incubo, per quello che è ormai a tutti gli effetti il suo antagonista principale, il premier britannico Boris Johnson, l'eventualità è un sogno ad occhi aperti. Eventualità che, si badi, è a un passo dal materializzarsi, pervia della mutata situazione geopolitica all'indomani della guerra in Ucraina e soprattutto per il ruolo che il Regno Unito sta recitando nella ridefinizione degli equilibri militari e di sicurezza nordeuropei.

 

SUPPORTO ALLA DIFESA
Ieri Johnson, in una conferenza stampa congiunta a Stoccolma con la premier svedese, Magdalena Andersson, ha annunciato di aver concordato sia con la Svezia che con la Finlandia (dove si è recato nel pomeriggio) intese per supportare le forze armate di entrambi i Paesi in caso di attacco nemico. Il messaggio lanciato da Johnson è chiaro: entrate nella Nato e nel frattempo a proteggervi dalle minacce di Putin ci penseremo noi, la nostra aviazione, le nostre forze di terra e il nostro arsenale nucleare.

La richiesta di adesione della Finlandia alla Nato potrebbe essere formalizzata già oggi dal premier Sanna Marin (la commissione Affari esteri del Parlamento di Helsinki ha già dato il suo ok), mentre la Svezia prenderà la sua decisione domenica prossima. Ovviamente, le due scelte andrebbero a braccetto, anche perché nonostante la "garanzia" britannica, ai due Paesi scandinavi servirà comunque una pianificazione congiunta della difesa con la quale potranno beneficiare ciascuno dei punti di forza dell'altro. E ne hanno molti. Sia Stoccolma che Helsinki sono già da tempo partner dell'Alleanza, hanno eserciti moderni, potenti e preparati, hanno in dote tutti i requisiti per l'ingresso dall'oggi al domani. L'adesione formale, in più, li metterebbe entrambi sotto la protezione dell'Articolo 5 della Carta Atlantica, che stabilisce che un attacco a un Paese membro è un attacco a tutta la Nato.

 

RAPPRESAGLIA
Ma siccome i confini attuali tra Paesi alleati e Russia sarebbero più che raddoppiati (da 1200 a quasi 3mila km), Mosca potrebbe approfittare delle fisiologiche settimane di "zona grigia" fra la richiesta di ingresso e la sua formalizzazione per una rappresaglia peraltro già promessa (dal Cremlino hanno ripetuto più volte: «Conoscono le conseguenze»). Così si spiega la mossa di Johnson, certamente benedetta dagli Stati Uniti, un po' meno dall'Unione europea, specialmente dalla Francia che oltre a voler smorzare i toni con la Russia in questa fase non è affatto felice di sapere che due Paesi Ue stiano affidando le proprie garanzie di sicurezza a un Paese extra-Ue. Parigi da sempre brama la leadership della difesa europea, ma Londra ha evidentemente altri piani. È già leader della Joint Expeditionary Force (Forza di spedizione congiunta), l'alleanza militare che unisce i Paesi nordici e i Baltici, ha avviato il progetto Tempest, lo sviluppo cioè di un caccia stealth di sesta generazione con la Svezia (e l'Italia) che inizierà ad essere costruito nel 2025, ha già concluso con l'Australia il trattato di sicurezza Aukus. Tutti progetti che significano che il Regno Unito post-Brexit vuole candidarsi ad essere un player globale nel campo della sicurezza e allo stesso tempo bypassare le strutture europee. La svolta epocale di Svezia e Finlandia (la prima neutrale da secoli, la seconda da decenni) benedetta dalla Gran Bretagna è un'altra conferma di ciò che Vladimir Putin va ripetendo da mesi: dopo la guerra in Ucraina ci sarà senza dubbio un nuovo ordine mondiale. Magari, però, non quello che immagina lui. 

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