Quasi un mese fa aveva promesso al presidente Vladimir Putin che avrebbe liberato Azovstal in tre giorni, ma ora, a quasi un mese di distanza da quella dichiarazione, il ministro della Difesa Serghei Shoigu viene smentito dai fatti - l’acciaieria di Mariupol è ancora occupata dai combattenti del Battaglione Azov - e dalle foto pubblicate da Matthew Luxmoore, reporter del Wall Street Journal, sul suo profilo Twitter.
Era il 21 aprile scorso. Al Cremlino c'è il faccia a faccia tra Putin e Shoigu. "Non c'è bisogno di arrampicarsi in queste catacombe e strisciare sottoterra", dice lo zar guardando dritto negli occhi il suo ministro della Difesa. Vuole evitare perdite inutili tra le truppe e promette che quelli che si arrenderanno saranno risparmiati. Gli altri verranno soffocati lentamente, finché non resteranno senza rifornimenti e saranno costretti a deporre le armi. Azovstal, ordina Putin, deve essere accerchiata in modo che "non possa passare una mosca".
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Il vero obiettivo di Vladimir Putin "siamo noi europei, non gli ucraini. Se si analizza la guerra in Ucraina "...Al momento dell'accerchiamento di Mariupol, ribatte Shoigu, in città si contavano 8.100 tra soldati ucraini e mercenari stranieri. Oltre metà sono stati eliminati, mentre 1.478 si sono arresi. Quindi sostiene il ministro, rimangono circa duemila combattenti, numerosi sono feriti. Per completare le operazioni, conclude il ministro della Difesa russo, "serviranno ancora 3-4 giorni".
Sono passate tre settimane. Tutti i combattenti del Battaglione Azov sono ancora asserragliati nell'impianto siderurgico strategico, tra i più grandi d'Europa, che Mosca continua a bombardare.