Kaliningrad, il fortino dei missili: 7 capitali nel mirino dello zar. Quando può colpire e chi rischia
Una sola città in grado di minacciare ben sette capitali: Kaliningrad, enclave e fortezza russa incastonata tra la Polonia e i Paesi Baltici, custodisce la tripla falange di missili evocata ieri dal Cremlino. Si tratta di armi nucleari puntate contro Berlino, Stoccolma, Helsinki, Varsavia, Copenaghen, Riga e Vilnius, che spaventano la Nato. La città - come spiega Repubblica - riveste il ruolo di fortezza da ben sette secoli ed è il simbolo dello scontro tra Occidente e Oriente.
La storia di questa città parte da lontano: in passato si chiamava Konisberg ed era la "patria" dei cavalieri teutonici impegnati nella crociata contro gli slavi, poi è stata capitale della Prussia. Nel 1944, dopo i bombardamenti alleati, Stalin ha preteso la sua annessione pur essendo quel posto molto lontano dai confini russi. Il motivo? Gli serviva "un porto che non gela". La città alla fine ha continuato a essere sottoposta al potere russo anche dopo il crollo dell’Urss. Un avamposto piantato nel mezzo dell’Europa.
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Con l'arrivo di Putin al potere in Russia, Kaliningrad si è trasformata sempre più in un fortino: i bunker dell’Armata Rossa sono stati riattivati ed è stata riportata alla luce una ragnatela sotterranea di cunicoli e depositi. La città - scrive Repubblica - tecnicamente viene chiamata A2/AD cioè “Anti-Access/Area Denial” o anche “bolla missilistica” e rappresenta una fortezza in grado di impedire il passaggio a chiunque non sia gradito. In che modo? Attraverso lo schieramento delle armi più moderne e pericolose, come i missili antiaerei S-400, quelli antinave Bastion, gli ipersonici Iskander. E anche se la presenza delle atomiche non è mai stata ammessa, si pensa che le testate nucleari siano lì dai tempi dell’Urss. Dall'inizio della guerra in Ucraina, poi, l'arsenale si è arricchito di ordigni Kinzhal e di missili Kalibr.
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