Ramyl, l'ufficiale che scova i sabotatori: cecchini e incendi, come scova le talpe russe
"I sabotatori filorussi sono di due specie. Ci sono quelli veri e ci sono quelli spazzatura. I sabotatori reali sono i professionisti bene addestrati e con una copertura solida, molto più difficili da trovare e molto più efficienti. Cellule al massimo di quattro-cinque persone, così anche se ne arresti uno non ne trovi molti altri collegati al primo e il danno è contenuto". A rivelarlo è l'ufficiale Ramyl a Daniele Raineri che lo ha intervistato per Repubblica. Lui, che comanda a Zaporizhzhia l'unità locale della polizia che si occupa delle intercettazioni internet e quindi soprattutto dei sabotatori, spiega che comunicano fra loro e con i loro contatti in Russia "con metodi che possono usare tutti, scambiandosi messaggi su Signal e su Telegram".
"I danni maggiori", puntualizza Ramyl a Raineri, "li fanno se riescono a guidare i raid aerei dei russi, quando mandano informazioni dettagliate e coordinate precise, oppure osservano le postazioni dei soldati e tutto quello che può essere attaccato. A volte fanno operazioni anche loro. Non aggrediscono obiettivi militari, perché non ne hanno la forza, ma civili: incendiano pompe di benzina e gli oleodotti. Fanno un primo attacco, poi aspettano che arrivino i poliziotti e i vigili del fuoco e attaccano di nuovo. A volte lo fanno con le squadre mandate a riparare. A volte lasciano un cecchino appostato molto indietro, che spara alle spalle di chi arriva e poi se ne va".
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Il numero di sabotatori non è aggiornato, ma nel primo mese di guerra l'intelligence ucraina ha dichiarato di averne catturati più di 350. "Quando l'invasione è cominciata, i poliziotti di quartiere sono andati a vedere se c'erano macchine nuove nei posteggi e gente che aveva affittato appartamenti di recente. Hanno fatto domande in giro. Così abbiamo cominciato a trovarli, funziona. Se li troviamo durante un controllo in città li portiamo via ma se invece li incontriamo in azione...". Davanti a Daniele Raineri, Ramyl tira un pugno contro il palmo dell'altra mano aperta, come dire: li schiacciamo come mosche.