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"Quegli amici in Vaticano del battaglione Azov": indiscrezioni clamorose dalle mogli dei "nazisti ucraini"

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La guerra di propaganda in casa nostra. Mentre alle acciaierie Azovstal di Mariupol il Battaglione Azov conduce una drammatica resistenza contro russi e ceceni, le mogli dei miliziani ucraini considerati "neonazisti" da Mosca arrivano in Italia per ribattere alle accuse di Cremlino e account social filo-putiniani. Questo perché proprio in Italia le fake news su conflitto in Ucraina stanno raggiungendo livelli inquietanti, in grado di condizionare l'opinione pubblica e di conseguenza anche il governo. 

 

 

 

 

Da giorni Yulya Fedosiuk, 29enne moglie del parlamentare del partito di Zelensky nonché membro del Battaglione, Arseniy Fedosiuk, conduce con le compagne di lotta (tra cui Kateryna, moglie del comandante Denis Prokopenko) un battage mediatico anche negli studi televisivi italiani, da Porta a porta a L'aria che tira. Intervistata dal Corriere della Sera, Yulya spiega: "Volevamo incontrare i giornalisti, i politici e i diplomatici italiani per chiedere aiuto per i nostri mariti", anche se per ora politici e diplomatici non hanno risposto ancora al loro appello.

 

 

 



"Siamo qui a Roma per dire che i nostri mariti e i soldati del battaglione Azov si impegnano a firmare un accordo in cui, se avranno la possibilità di lasciare la città in modo sicuro, non prenderanno più parte a questa guerra. Andranno a vivere in un Paese terzo. Potrebbe essere l'Italia, la Turchia o un altro Paese, quello che conta è che non sia la Russia o la Bielorussia".

Una resa, vera e propria. Significativa, però, la scelta di venire in Italia per lanciare in appello, preferendo Roma a Parigi e Berlino. "Abbiamo amici all'ambasciata ucraina presso la Santa Sede, era più facile organizzare un viaggio e una permanenza. E poi in Italia la propaganda russa è molto forte, ci è sembrato necessario venire e condividere con chi aveva voglia di ascoltare le informazioni su quello che sta accadendo a Mariupol". Smentito invece il ruolo centrale di Pyotr Verzilov, attivista e portavoce delle sterico anti-putiniane Pussy Riot. "È solo un mio amico e voleva realizzare un film sulla nostra missione. L'idea e l'organizzazione del viaggio sono nostre". L'idea, dunque, è stata tutta della Fedosyuk: "Ho chiamato l'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede e gli ho spiegato che cosa volevo fare. Lui mi ha risposto che gli sembrava una buona idea e mi ha detto di venire a Roma. E, una volta qui, ci ha fornito i contatti dei giornalisti con cui parlare".

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