Conto K, gas russo pagato in rubli: l'ungherese Szijjarto smaschera l'Europa, chi si è piegato a Putin
La decisione di Putin di far pagare il gas in rubli ha sconvolto la comunità internazionale. Anche se l’Europa non sembra essere unita nella reazione a questa presa di posizione. Ecco perché gli occhi sono tutti puntati sulla riunione straordinaria dei ministri dell'Energia in programma domani. Si attendono, infatti, indicazioni più chiare. A prevalere, per ora, è la linea della cautela su pressione della Germania, uno dei paesi più esposti alle forniture russe.
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Intanto in Europa si discute del nuovo pacchetto di sanzioni, che dovrebbe includere un embargo graduale del petrolio russo. Una botta pesante per Putin, visto che l'export di greggio rappresenta per Mosca la principale fonte di introiti. Mentre su questo fronte sembra esserci compattezza in Ue, sul pagamento del gas attraverso il sistema del conto K invece i Paesi continuano a dividersi, soprattutto dopo lo stop ai flussi per Polonia e Bulgaria. Ieri, come riporta il Messaggero, il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó, in visita a Belgrado, è tornato a ribadire che Budapest si uniformerà al diktat del Cremlino per garantire la sicurezza energetica del Paese: “Non è esatto dire che gli altri si rifiutano, sono solo meno sinceri. Ma non possiamo riscaldare le case con dichiarazioni politiche”.
La linea di Bruxelles finora è stata ambivalente: è stata consentita l'apertura del primo conto, quello in euro, ma non del secondo, quello in rubli, perché se lo si facesse si tratterebbe di un prestito di fatto alla Banca centrale russa e, quindi, di un aggiramento delle sanzioni.
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