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Jet e sottomarini, Finlandia e Svezia nella Nato: ecco cosa cambia, impensabili scenari bellici

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Fausto Carioti
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Se l'obiettivo di Vladimir Putin era spezzare l'accerchiamento militare della Russia da parte della Nato, è già fallito. Ciò che sta avvenendo è l'esatto contrario: Finlandia e Svezia, sino a poche settimane fa determinate a restare fuori dall'Alleanza atlantica, stanno accelerando le pratiche per l'adesione, che le metterebbe sotto l'ombrello della clausola di difesa collettiva prevista dall'articolo 5 del Patto. I due Stati hanno eserciti e armamenti di alto livello e una posizione geografica cruciale, e il loro ingresso cambierebbe drasticamente gli equilibri tra Mosca e il blocco occidentale. Tutto questo si deve a proprio a Putin: sono state le immagini di Mariupol distrutta e le notizie delle stragi di civili e degli stupri compiuti dai soldati di Mosca che hanno ribaltato le convinzioni degli elettori dei due Paesi. Secondo un sondaggio pubblicato ieri in Finlandia, il 65% della popolazione è a favore dell'entrata nell'Alleanza: cinque anni fa, solo il 19% era su questa posizione. Situazione simile in Svezia, dove le ultime rilevazioni segnalano un 51% di favorevoli e un 24% di contrari. Aftonbladet, quotidiano dei sindacati degli operai svedesi, sinora su posizioni neutraliste, si è chiesto «come la Svezia e la Finlandia possano garantire la nostra sicurezza rimanendo fuori della Nato, quando la Russia è pronta ad iniziare una guerra su vasta scala contro un Paese vicino».

 

 

 

I politici si adeguano. Ieri i ministri degli Esteri di Finlandia e Svezia si sono incontrati ad Helsinki per discutere dell'ingresso dei due Paesi - magari simultaneo - nell'Alleanza. Tutto dovrebbe essere definito prima del vertice Nato che si terrà a Madrid il 29 giugno. Sulla bilancia c'è anche la minaccia del Cremlino, da dove hanno promesso «gravi conseguenze politico-militari» se i due Paesi compieranno un simile passo. A Washington, di certo, nessuno si opporrà. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ieri ha assicurato che le porte della Nato sono aperte all'ingresso di svedesi e finlandesi: «Se questo è ciò che vorranno, noi lo sosterremo con forza». Già sono uscite le prime analisi su come cambierebbero i rapporti di forza tra la Nato e la Russia. La rivista Foreign Affairs non ha dubbi: «Se la Finlandia e la Svezia aderiranno all'Alleanza, come sembrano pronte a fare, porteranno nuove e sostanziali capacità militari, tra cui avanzate capacità aeree e sottomarine, che altereranno l'architettura di sicurezza dell'Europa settentrionale e contribuiranno a scoraggiare ulteriori aggressioni russe». I due Paesi, infatti, spendono molto pe rla difesa: la Finlandia già soddisfa il requisito del 2% del Pil chiesto dalla Nato e la Svezia intende raggiungerlo entro il 2028. «La Finlandia», prosegue Foreign Affairs, «mantiene un esercito con riserve molto consistenti, e la Svezia ha forti forze aeree e navali, in particolare sottomarine». Nel Comitato atlantico norvegese spiegano che «l'adesione della Finlandia e della Svezia alla Nato cambierà la situazione geopolitica. Rafforzerà la deterrenza e la difesa aggiungendo all'Alleanza Paesi democratici, ricchi e relativamente forti dal punto di vista militare in una regione strategicamente vitale».

 

 

 

Tra un paio d'anni, secondo i calcoli fatti a Oslo, «l'aviazione collettiva degli Stati nordici consisterà in 150 aerei da combattimento F-35 e in 72 caccia operativi svedesi Jas Gripen», tra i più avanzati. «Se aggiungiamo la Gran Bretagna, la Germania e i Paesi Bassi, l'Europa settentrionale avrà quasi 250-300 caccia F-35, oltre ai Jas svedesi». L'Alleanza atlantica otterrebbe così il controllo di quell'area del pianeta su cielo, terra e mare, rendendo possibile anche una difesa molto più efficace di Estonia, Lettonia e Lituania, le tre repubbliche baltiche che erano parte dell'Urss e temono di essere le prossime vittime di Putin. Il mar Baltico, nonostante la presenza della Russia, si trasformerebbe di fatto un lago della Nato e le basi dei sottomarini lanciamissili russi diventerebbero vulnerabili, probabilmente indifendibili. C'è un'incognita terribile, ovviamente, e riguarda la reazione di Putin e dei generali di Mosca: cosa farebbero nel momento in cui l'accerchiamento della Russia, il loro incubo dal giorno in cui è crollata l'Urss, diventasse realtà?

 

 

 

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