Battaglione Azov, il generale Pirog: "Questi ragazzi sono fatti così". Una macchina da morte
Battaglione Azov, una macchina da guerra. Il comandante del reggimento ucraino Michail Pirog si collega con Nicola Porro a Quarta repubblica su Rete 4 per spiegare cosa sta succedendo veramente nei sotterranei delle acciaierie Azovstal a Mariupol, ultimo baluardo della resistenza anti-russa in città, e per difendere i suoi commilitoni dall'accusa di essere neonazisti.
Le sue parole, sul tema, non convincono del tutto. A chi li accusa di esibire simboli delle SS, iconografie hitleriane e svastiche, Piro risponde così: "L'ho detto più di una volta, nessuno va in India per abbattere i simboli sui loro templi. Hanno moltissimi secoli e sono pieni di svastiche orientate sia a destra che a sinistra. Ma significano altre cose. Il fatto è che i russi stanno utilizzando moltissima propaganda: insistono nel dire che tutta l'Ucraina è nazista, che il governo di Zelensky è fascista".
In realtà, spiega Pirog, bisogna distinguere tra nazismo e nazionalismo. "Non possiamo dire ai polacchi che sono nazisti solo perché amano la Polonia. Non possiamo accusare di nazismo gli italiani che amano la loro Italia. Lo stesso per qualunque popolo che ama la propria terra ed è pronto a difendere la propria casa. Sano e normale nazionalismo significa rispettare il proprio popolo e la propria Nazione, ma coesistendo con altri popoli e altre Nazioni".
Contro l'esercito russo, però, non c'è possibilità di resa: "Nessuno intende arrendersi. Quelli sono ragazzi che non sono fatti così. Tutti i nostri difensori sono degli eroi e combatteranno fino alla vittoria". O la morte.
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