Battaglione Azov, "atto non volontario". Voci pesantissime da sottoterra: tutti morti per forza?
“Non sono così sicuro che la decisione di morire piuttosto che cedere sia volontaria”. Lo ha dichiarato Domenico Quirico nel corso di un’intervista rilasciata a TgCom24, in cui ha parlato soprattutto della situazione nell’acciaieria Azovstal a Mariupol, dove il battaglione Azov continua a resistere, rifiutando di arrendersi. “La resa forse in questo caso non funzionerebbe, per questo credo che non abbiano scelta nel continuare a combattere”, ha spiegato l’esperto geopolitico de La Stampa.
“Lì ci sono conti da saldare tra i filorussi e gli ultranazionalisti ucraini - ha aggiunto Quirico - quindi credo che ci siano dei conti privati da saldare con il battaglione Azov. Arrendersi è un atto complicato, è il più difficile perché nel momento in cui abbassi le armi sei totalmente alla mercé delle persone a cui ti sei arreso, in questo caso a Vladimir Putin. Soprattutto in una guerra civile l’ultima speranza è di avere in mano un fucile e sperando che succeda qualcosa che cambi la situazione”.
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Quirico si è poi espresso totalmente a favore della resistenza ucraina: “Siamo nel principio della legittima difesa, se uno mi aggredisce non so cosa si possa fare di diverso, non appartengo a chi dice che l’Ucraina deve arrendersi e poi quello che verrà verrà. Nel caso dell’acciaieria siamo di fronte a vicende in cui si tratta di guerre civili, per cui non ci sono regole che funzionano”.