Gas russo, la Germania seppellisce l'embargo: quanti miliardi costerebbe ridurre le forniture
Dopo le preoccupazioni sollevate nei giorni scorsi dalla Confindustria tedesca, ieri è stata la Bundesbank a mettere una pietra tombale su un eventuale embargo europeo al gas russo. Secondo la Banca centrale, un blocco delle forniture di metano e petrolio costerebbe a Berlino 180 miliardi di euro soltanto quest'anno e porterebbe l'economia in recessione, con una contrazione del pil del 2%. Insomma, i numeri della Bundesbank sembrano spegnere ogni entusiasmo sulla messa al bando dell'energia russa.
ENTUSIASMI BELLICI
A parte il segretario Pd, Enrico Letta, che continua a invocarlo, uno stop delle forniture sta incontrando molte resistenze. E non solo in Germania. Il segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen, ha raccomandato «cautela» sull'ipotesi, sottolineando come un embargo del petrolio (e del gas) potrebbe danneggiare di più i Paesi europei che non la Russia. I prezzi, infatti, crescerebbero ancora e con essi le entrate del Cremlino. «Avrebbe un impatto dannoso sull'Europa e altre zone del mondo» ha dichiarato Yellen. «Dobbiamo essere cauti» ha aggiunto «quando pensiamo» a un totale blocco «dell'import di petrolio». Anche in Europa però l'entusiasmo sulla madre di tutte le sanzioni si è raffreddato. Il rappresentante Ue per gli esteri, Josep Borrell, ha ammesso che «non c'è accordo» e che, se la proposta dovesse essere discussa, alcuni Stati metteranno il veto. Solo la Francia sembra essere un più disponibile a valutare un blocco dei flussi, consapevole che Mosca conta soltanto per il 20% delle sue importazioni di gas.
In un'intervista al Corriere della Sera, il presidente francese Macron ha infatti lasciato aperto uno spiraglio: l'embargo «è un tema che potrebbe arrivare sul tavolo negoziale, oggi non ancora». Quasi tutti, comunque, sembrano coscienti dei problemi che una simile misura potrebbe causare. Le cifre della Bundesbank, del resto, rafforzano il fronte dei contrari. Nelle stime della banca tedesca, i 180 miliardi persi quest' anno, pari al 5% del pil, sarebbero solo un'antipasto. Verrebbero meno infatti 115 miliardi di euro all'anno tra il 2023 e il 2024, soprattutto per l'aumento dei prezzi dell'energia e dell'inflazione, già ora ai massimi dalla riunificazione al 7,3%. Il conto, in altre parole, sarebbe molto salato. Anche perché l'economia tedesca dipende dalla Russia per il 55% del metano che importa, un terzo del quale è destinato all'industria.
Inoltre, in caso di razionamenti, i rubinetti del gas verrebbero chiusi prima alle imprese, in modo da tutelare le famiglie. Ma non è solo la Bundesbank ad aver fatto i calcoli. La settimana scorsa alcuni centri di ricerca tedeschi hanno previsto un colpo da 239 miliardi tra quest' anno e il prossimo in caso di un'interruzione delle forniture da Mosca dirette in Germania. Mentre ieri è stata la volta del Fondo monetario internazionale. Se si dovesse bloccare il gas russo, ha scritto l'Istituto di Washington nel suo rapporto sull'economia europea, Italia, Francia e Germania finirebbero in recessione. Berlino sarebbe la più colpita, con una contrazione del 6% del Pil nel 2022, ma anche Roma subirebbe un contraccolpo pesante. Il direttore del dipartimento Ue dell'Fmi, Alfred Kammer, prevede per l'Italia «un impatto più alto rispetto ad altri paesi Ue».
RAZIONAMENTO IN VISTA
Sul tema è intervenuto anche Carlo Cottarelli. Secondo l'economista, «se ci fosse una interruzione (sulle forniture, ndr) di gas russo, nei primi 12 mesi sarà difficile non avere un razionamento». La conseguenza sarebbe «una chiara recessione a una velocità elevata». Nel frattempo, ogni giorno Mosca riceve solo dai Paesi europei circa 700 milioni di dollari per il petrolio e 400 milioni per il gas. Le riserve della Banca centrale russa sono aumentate dai 604,4 miliardi di dollari del 25 marzo ai 611,1 miliardi il 15 aprile.