Protosenya e Avayev, oligarchi morti lo stesso giorno a 3.500 km di distanza. Il sospetto
Due presunti omicidi-suicidi, avvenuti presumibilmente nello stesso giorno e scoperti a distanza di un paio di giorni, stanno gettando delle ombre sulla Russia e in particolare su Vladimir Putin, i cui metodi per eliminare chi si oppone sono ben noti. Le morti degli oligarchi Sergey Protosenya e Vladislav Avayev appaiono a dir poco ambigue alla luce di alcune dichiarazioni rilasciate dal presidente russo lo scorso 16 marzo, quando bollò come “traditori” chi non si schierava a favore della guerra.
“Non sto giudicando chi ha una villa a Miami o in Costa Azzurra - aveva dichiarato Putin - chi non può fare a meno del foie gras, delle ostriche o delle cosiddette libertà di genere. Il popolo russo li sputerà semplicemente fuori, come un moscerino che gli è volato accidentalmente in bocca”. Adesso sono in corso delle indagini sulla morte di alcuni di quelli che Putin aveva definito “traditori nazionali”: sia nel caso di Protosenya che in quello di Avayev la pista principale porta all’omicidio-suicidio, con il coinvolgimento quindi anche delle rispettive famiglie.
Le circostanze sono però a dir poco singolari: modus operandi simile, attuato a migliaia di chilometri di distanza, dato che Protosenya è stato trovato insieme alla moglie e alla figlia in una villa a Lloret de Mar, in Spagna, mentre Avayev si trovava in un lussuoso condominio di Mosca. Entrambi avevano ruoli importanti: Protosenya era vicepresidente del colosso del gas Novatek; Avayev era ex consigliere del Cremlino ed ex vicepresidente della Gazprombank.