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Elvira Nabiullina, "la Russia rischia il collasso". La banchiera di Mosca contro Putin: cosa c'è dietro davvero

Daniele Dell'Orco
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La governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, è il vero genio di Mosca. La Russia, specie in tempi di guerra, la tiene in piedi lei. Lei e la sua ricetta economica. È anche il motivo per cui è sia temuta che rispettata da Vladimir Putin. Ma non solo. Essendo stata la prima donna al mondo messa a capo di una banca centrale, riconoscono la sua brillantezza anche mostri sacri d'Occidente come Christine Lagarde. Proprio per questo, se Elvira Nabiullina lancia un allarme, vuol dire che la faccenda si fa seria. In un discorso alla Duma, la 58enne baschira ha ammesso chele sanzioni imposte dopo il conflitto in Ucraina «hanno colpito in un primo momento il mercato finanziario anche se ora avranno un impatto più forte sull'economia russa». L'economia reale, s' intende. Quindi, per estensione, la saccoccia dei cittadini russi. Secondo Nabiullina, «il periodo in cui l'economia possa vivere sulle scorte è limitato» e la banca centrale non «proverà ad abbassare l'inflazione a ogni costo perché questo limiterebbe l'adattamento dell'economia» alla nuova situazione caratterizzata dalle sanzioni.

 

 

 

VERSO L'AUTARCHIA
«Già nel secondo e terzo trimestre entreremo in un periodo di trasformazione strutturale e di ricerca di nuovi modelli di business», ha spiegato, con le aziende russe che dovranno adattarsi perché i problemi principali riguarderanno le restrizioni sulle importazioni e sulla logistica del commercio estero. Tutti questi concetti, che nella mente di qualsiasi economista sembrerebbero spaventosi, per Putin sono in realtà il fulcro del nuovo corso a cui dovranno abituarsi i russi. Un mondo più autarchico possibile, con partner affidabili e iperselezionati concentrati nell'Estremo Oriente e in Sud America. Anzi, dal punto di vista politico Putin continua a concentrarsi più sui guai che l'embargo antirusso sta provocando, e provocherà, in Occidente piuttosto che in patria. Non sappiamo quanto conscio del fatto che il merito del fallimento della "guerra lampo" finanziaria occidentale contro il Cremlino sia fallita per merito della Nabiullina e delle sue invenzioni: l'export non è diminuito, il rublo non è crollato, la borsa (aperta solo per alcuni titoli scelti da lei) è rimasta a galla e ora la Banca centrale russa sta anche valutando di emettere rubli digitali. Ma certo i miracoli, specie in finanza, non sono per sempre. È anche il motivo per cui tra Nabiullina e Putin non sono sempre state rose e fiori.

 

 

 

NUMERI E PREVISIONI
Quando venne nominata per un nuovo mandato quinquennale ad inizio guerra, la tentazione di mollare è stata forte e le malelingue parlano di una doppia lettera di dimissioni sempre respinta da Putin. Del resto, le previsioni su un crollo del Pil a due cifre, la sospensione dal servizio Swift, il congelamento delle riserve della banca centrale, avrebbero spaventato chiunque. Goldman Sachs ha tagliato a -10% le sue previsioni sul Pil, l'export è calato del 20% nel primo trimestre e del 10% nel secondo semestre. Barclays, addirittura, peggiora il quadro prevedendo un -12,4% quest' anno e ha avvertito che «a causa delle attuali condizioni geopolitiche, riteniamo che le sanzioni dureranno a lungo». L'Occidente in effetti spinge per il default che la Russia nega, visto il saldo delle obbligazioni in rubli e visti i beni congelati nei Paesi esteri. Ma a preoccupare davvero è l'inflazione, diretta verso il 25%. Così l'economia rischia il crollo verticale ed è proprio ciò che Nabiullina teme di più. Putin da par suo la ricetta anti-Occidente continua a spingerla: ha raccomandato di «accelerare» il passaggio dal dollaro al rublo e ad altre monete nazionali nelle transazioni internazionali della Russia, mentre sulle sanzioni ritiene che stiano in realtà provocando «un declino negli standard di vita» dei Paesi europei. Certo, il contraccolpo è innegabile, ma in questa guerra di logoramento bisognerà capire chi, alla lunga, pagherà il prezzo più alto. 

 

 

 

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