Marine Le Pen, bomba ad orologeria? "Frode all'Europa da oltre 600mila euro", clamoroso in Francia
Un rapporto dell'Ufficio anti -frode dell'Unione europea (Olaf), trasmesso un mese fa alla giustizia francese, accusa Marine Le Pen, candidata del Rassemblement national all'Eliseo, di aver distratto quasi 140mila euro di fondi pubblici del Parlamento di Strasburgo quando era eurodeputata. A una settimana esatta dal secondo turno delle elezioni presidenziali francesi, il giornale d'inchiesta parigino Mediapart ha rivelato ieri l'esistenza di un documento altamente infiammabile, lungo 116 pagine e marchiato con la dicitura "sensible". Nel dettaglio, la leader sovranista, eurodeputata del Front national dal 2004 al 2017, avrebbe distratto a titolo personale 136.993,99 euro di fondi pubblici. Oltre a lei, secondo quanto riportato da Mediapart, altri tre ex eurodeputati frontisti, il padre, Jean-Marie Le Pen, l'ex compagno, Louis Aliot, e Bruno Gollnisch, membro della direzione nazionale del Rassemblement national, così come il gruppo parlamentare delle destre sovraniste di cui fa parte anche la Lega di Matteo Salvini, Europa delle nazioni e delle libertà, sarebbero direttamente coinvolti nell'affaire.
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L'importo totale dei fondi distratti ammonterebbe perla precisione a 617.379,77 euro. «Secondo l'Olaf, il comportamento dei quattro ex deputati del Parlamento europeo (Jean-Marie Le Pen, Bruno Gollnisch, Marine Le Pen e Louis Aliot) ha messo in pericolo la reputazione delle istituzioni europee», si legge nel rapporto. E ancora: «I loro atti intenzionali, ripetuti nel corso di un certo numero di anni (...) e il loro comportamento inappropriato, tenuto conto del grado delle loro funzioni e delle loro responsabilità presso il Parlamento europeo, costituiscono delle prove sufficienti a sostegno di una grave infrazione commessa dai quatto ex deputati. Per il loro comportamento e il mancato rispetto delle regole dovrebbero essere considerati responsabili delle gravi violazioni».
LE CONTESTAZIONI - Stando alle informazioni raccolte da Mediapart, il rapporto dell'Olaf è stato trasmesso ai magistrati francesi l'11 marzo. «Lo stiamo analizzando», ha indicato la procura di Parigi. Nel documento, l'Olaf specifica che i fatti «possono dar luogo ad azioni penali contro gli ex deputati (...) per le azioni fraudolente commesse a detrimento del budget dell'Ue». La lista dei reati suscettibili di essere contestati alla candidata sovranista e agli altri frontisti è assai lunga: "truffa", "falso", "appropriazione indebita", "distrazione di fondi pubblici". Tra le spese sospette indicate dall'Olaf, figurano 23.100 euro di oggetti promozionali consegnati alla sede del partito e che «sembrano essere stati acquistati per il congresso del Front national a Lione» nel 2014, ma anche 4.107 euro di bottiglie di beaujolais che sarebbero state distribuite da Bruno Gollnisch durante il medesimo congresso.
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SONDAGGI - Sollecitata da Mediapart, la madrina del sovranismo francese ha risposto per voce di uno dei suoi avvocati, Rodolphe Bosselut, denunciando la curiosa «coincidenza» della pubblicazione dell'inchiesta «in piena campagna del secondo turno delle presidenziali», ricordando che anche nel 2017, «fin dal primo turno delle elezioni, la giustizia aveva sentito il bisogno irreprimibile e urgente d'interrogarla su una denuncia sporta più di tre anni prima». In merito al rapporto dell'Olaf, il legale di Marine Le Pen ha dichiarato che la sua cliente «è all'oscuro di tutto» e che non vi ha «mai avuto accesso», nonostante fosse «particolarmente coinvolta». La candidata del Rassemblement national all'Eliseo, oltre a denunciare il giornalismo e la giustizia a orologeria, ha messo in causa, tramite il suo avvocato, la «mancanza di indipendenza» dell'Olaf e i suoi «poteri che esulano dal diritto comune nel modo in cui conduce le sue inchieste». Secondo l'ultimo sondaggio Ipsos-Sopra, il presidente uscente, Emmanuel Macron, è accreditato al 55,5% nelle intenzioni di voto, contro il 44,5% della rivale sovranista (il margine di errore è del 3,3%). A sette giorni dal secondo turno, l'articolo di Mediapart sul rapporto dell'Olaf, seppur basato su sospetti, potrebbe fare molto male a Marine Le Pen.