Rosatom, l'enclave in Bolivia di Vladimir Putin: minaccia nucleare alle porte dell'America
In Bolivia, a El Alto, pochi chilometri da La Paz, c'è il "cervello nucleare" di Vladimir Putin. A quattromila metri sul livello del mare, il colosso energetico russo Rosatom, riporta ItaliaOggi, sta costruendo il centro di ricerca atomica più alto del mondo. Un "polo" unico su scala internazionale che adesso, alla luce della guerra in Ucraina e con la minaccia nucleare del Cremlino, sta preoccupando molto i boliviani. Al momento il Cidtn, Centro di ricerca e sviluppo in tecnologia nucleare, è in fase di realizzazione e "grazie alla posizione geografica in cui sarà collocato, si svilupperà verticalmente, raggiungendo un'altezza senza precedenti", si legge. Secondo Kirill Komarov, vicedirettore generale di Rosatom, la società statale russa per l'energia nucleare, si tratta di un "miracolo tecnologico".
Un "miracolo" inaugurato lo scorso 6 marzo dal presidente della Bolivia, Luis Arce, anche se i tecnici russi hanno stimato che l'impianto, finanziato da Rosatom con 350 milioni di dollari, circa 318 milioni di euro, entrerà in funzione nel 2024. "Il sito sarà dotato di un reattore nucleare basato sulla tecnologia ad acqua pressurizzata che raggiungerà una potenza di 200 kW. Un gioiello dell'atomo che alcuni esponenti politici boliviani, dopo l'invasione di Putin a Kiev, vedono come una minaccia" anche perché non si conoscono i dettagli dell'accordo firmato sei anni fa.
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Addirittura, chi ha potuto consultare i documenti ha rivelato che "il governo boliviano ha ceduto a Mosca il controllo dell'intera filiera produttiva, generando una dipendenza tecnologica". Secondo la senatrice della Comunità cittadina boliviana, Cecilia Requena, "come Stato, violando le nostre stesse norme, abbiamo concesso due trattati internazionali che danno alla Russia il controllo completo della catena, dalla prospezione all'estrazione mineraria". Intanto, il governo boliviano si è astenuto a entrambe le risoluzioni dell'Onu per fermare Putin. Inquietante.