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Mariupol, Kadyrov: "Dobbiamo prendere Kiev". Fabbri: "Il ricatto dei ceceni a Putin"
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"Adesso pagaci". Ramzan Kadyrov sta ricattando Vladimir Putin? Sì, secondo Dario Fabbri, analista politico fisso dello speciale TgLa7 di Enrico Mentana dedicato alla guerra in Ucraina. Il leader ceceno è a Mariupol, dove ha visitato (con tanto di foto propagandistica) il suo comandante braccio destro Ruslan Geremeyev, gravemente ferito durante uno scontro a fuoco con ii miliziani del Battaglione Azov. Proprio la città del Sud dell'Ucraina sembra essere ormai la chiave di tutto il conflitto.
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Mentre a Istanbul i negoziati sembrano aver portato a una parziale tregua a Kiev e Cernihiv, con il ritiro delle truppe russe, a Mariupol si continuerà a combattere. Da una parte il battaglione dei "nazisti ucraini", come li definiscono a Mosca. Dall'altra i ceceni di Kadyrov e i mercenari del Gruppo Wagner. In mezzo, le migliaia di civili ancora imprigionati come topi tra le rovine della città.
I russi vogliono conquistare Mariupol per "cristallizzare" il successo sul tavolo di pace. L'aiuto dei ceceni però è fondamentale. E per questo, spiega Fabbri, sono significative le dichiarazioni di Kadyrov rilasciate nelle ultime ore. Mentre a Istanbul le delegazioni russe e ucraine trattavano, il leader ceceno arringava le sue truppe e lanciava un messaggio diretto a Mosca: "Questi negoziati non serviranno a nulla, ne sono convinto. Dobbiamo finire quello che abbiamo iniziato, distruggere i nazisti. Solo a quel punto potremo pensare a cosa fare in seguito".
L'obiettivo, insomma, è la capitale: "Se fossimo lasciati vicino a Kiev, allora sono più che sicuro che andremmo a Kiev e ripristineremmo l'ordine. Confermiamo ancora una volta che siamo pronti ad andare in qualsiasi luogo per soddisfare qualsiasi ordine di qualsiasi complessità. E' necessario completare quello che abbiamo iniziato e non fermarsi. Dobbiamo andare a Kiev e prendere Kiev". "Un avvertimento per Putin - spiega Fabbri a La7 -: sono i russi a essere stanchi, i ceceni possono proseguire la guerra. Per fermarsi, chiederanno qualcosa in cambio".
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