Dmitry Peskov parla di guerra nucleare? Ecco le nuove bombe atomiche della Russia: vettori high-tech, l'incubo peggiore
L'equilibrio del terrore è oggi diverso rispetto alla Guerra Fredda. Il numero totale delle testate nucleari è diminuito negli ultimi 30 anni, così come la potenza distruttiva. Ma è aumentata la proliferazione nucleare, cioè il numero di Paesi che dispongono di tali armi. I progressi nella precisione dei missili che portano gli ordigni fanno sì che non siano più necessarie superbombe come quelle degli anni Sessanta, bensì testate di potenza inferiore. Mala minor mole degli arsenali nucleari aumenta il pericolo di un loro uso. Si rischiano errori di calcolo, poiché un primo uso, anche circoscritto, di atomiche può portare l'avversario a rispondere con ordigni di potenza superiore, innescando la scalata alla distruzione finale. I primi ordigni erano di piccola potenza, pur sufficiente a distruggere una città.
Le bombe sganciate dagli americani nel 1945 su Hiroshima e Nagasaki, per far arrendere il Giappone, sprigionarono potenze di 12 e 20 chilotoni, laddove un chilotone equivale a mille tonnellate d'esplosivo convenzionale. Nel '49 l'Urss collaudò la sua prima atomica, spezzando il monopolio degli Stati Uniti. Alle due maggiori potenze s' aggiunsero Francia, Gran Bretagna e Cina, i cui arsenali rimasero più piccoli. Primo salto di qualità fu il passaggio da semplici ordigni a fissione atomica all'arma termonucleare, detta anche "bomba H" o all'idrogeno, costituita da due bombe in una. Un primo meccanismo attua la fissione dei nuclei di uranio o plutonio e sviluppa l'energia necessaria a innescare in un secondo meccanismo la fusione nucleare di materiali come il litio deuteride, un processo che, come nel Sole e nelle stelle, sviluppa un'enorme energia forzando nuclei di idrogeno e fondersi fra loro formando nuclei di elio.
LA ZAR BOMBA - Le prime bombe termonucleari erano ingombranti e potentissime e si misuravano in megatoni, ricordando che 1 megatone è uguale a 1000 chilotoni. La più potente arma nucleare mai fatta esplodere, la Zar Bomba sovietica del 1961, fu sganciata da un bombardiere Tu-95 sopra l'isola artica della Novaja Zemlia e sviluppò 57 megatoni. La palla di fuoco dell'ordigno, chiamata "pikadon", dal giapponese "lampo-tuono" in ricordo di Hiroshima, raggiunse un diametro di 4,6 km e fu calcolato che, su un'area popolata, avrebbe distrutto edifici fino a una distanza di 35 km dall'epicentro, e causato ustioni a persone all'aperto fino a 58 km di distanza. La maggior parte delle bombe strategiche della Guerra Fredda ebbero potenze più basse, da 1 a 20 megatoni, ma ognuna era pur sempre capace di devastare un territorio paragonabile a un paio di provincie italiane. Alla fine della Guerra Fredda l'Unione Sovietica schierava 40.000 testate e gli Stati Uniti 24.000. Dopo i trattati sul disarmo, oggi la Russia è scesa a 6400 testate e gli Usa a 4000. Anche la potenza è calata. I missili balistici portano più testate di potenze fra 150 e 500 chilotoni, raramente arrivano ancora a 1-2 megatoni. Si preferisce distribuire meglio la forza, anziché assestare singoli colpi potentissimi che sprecano energia. La miniaturizzazione ha fatto sì che negli ultimi decenni anche ordigni piccoli come la bomba d'aereo americana B61, lunga appena 3,6 metri, potessero racchiudere una bomba H. La B61, peraltro, ha potenza regolabile a seconda del bersaglio, da un minimo di 0,3 chilotoni, fino a 10, 45 e al massimo 340 chilotoni.
Che il raggio distruttivo delle "nukes" di oggi sia tornato simile, o poco superiore, a quello di Hiroshima, con un "pikadon" largo fra 200 e 600 metri e una distruzione al suolo estesa per un raggio da 1 a 5 km, può far passare il messaggio che queste armi siano utilizzabili e si possano "vincere" tali scontri. Ciò mina il concetto della deterrenza, per cui le armi nucleari dovrebbero servire solo a dissuadere gli altri dall'usarle. Del resto, Paesi come Francia e Gran Bretagna hanno arsenali votati alla deterrenza e gli inglesi, in particolare, hanno da alcuni anni limitato le loro forze ai soli missili Trident D5 forniti loro dagli Usa e imbarcati su sottomarini. E se la Cina resta un mistero, sostenendo di avere solo 300 testate, come inglesi e francesi, ma sospettata dagli Usa di averne fino a 1500, al "club atomico" si sono via via "iscritti" Israele, India, Pakistan e Corea del Nord, aumentando le incertezze.