Vladimir Putin allo Stadio Luzhniki di Mosca: la "Z" tra il pubblico, insulti all'Ucraina
"Siamo intervenuti per evitare il genocidio dei russi". Parte così il discorso di Vladimir Putin davanti a migliaia di sostenitori e bandiere russe riuniti allo stadio Luzhniki di Mosca. Un trionfo del regime, nei giorni e nelle ore drammatiche delle bombe sull'Ucraina. L'occasione sono le celebrazioni dell'ottavo anniversario dell'annessione della Crimea, di fatto l'inizio delle ostilità belliche con l'Ucraina in combinato disposto con l'insurrezione dei filo-russi nel Donbass. "Abbiamo risollevato la Crimea dall'abbandono e dal degrado, dalle condizioni pessime in cui versavano", ha ricordato il presidente russo, che per l'occasione ha superato le fobie inquietantemente messe in mostra negli incontri diplomatici dell'ultimo mese, parlando in presenza.
Decine di migliaia di russi festanti, conduttori e spettatori con la minacciosa "Z" sul petto, il simbolo della "missione speciale" in Ucraina che nell'immaginario occidentale sta diventando l'equivalente delle "SS" naziste. L'evento celebrativo si intitola, non a caso, "Per un mondo senza nazismo, per la Russia, per il Presidente". E nei video promozionali sparati sui mega-schermi dello stadio, al suono di musica rock e inni nazionali, si vedono bandiere ucraine sbattute a terra e calpestate.
I sogni di chi si aspettava un qualche segno distensivo, in ottica negoziati, si sono dimostrati per quel che sono: mere illusioni. E il messaggio di forza dei 200mila presenti (95mila dentro e 100mila fuori) è destinato a riverberarsi nei prossimi giorni.