Volodymyr Zelensky, resa incondizionata a Putin? Dago-bomba, terribili sospetti sul presidente ucraino
"Ma se doveva finire così, che senso ha combattere?". Volodymyr Zelensky ha aperto per la prima volta al "dialogo" con la Russia, pur precisando di "non essere disposto alla capitolazione", e Dagospia riassume il concetto con una domanda tanto estrema quanto lecita. Da 14 giorni il presidente ucraino sta resistendo nel suo bunker a Kiev, di fatto causando l'escalation militare di Vladimir Putin, che dopo i primi giorni "interlocutori" ha accelerato attaccando i civili e bombardando le città.
L'ipotesi di accordo Kiev-Mosca è sul riconoscimento del Donbass e della Crimea. Un buon 50 per cento di quanto richiesto da Putin, che rivendica quei territori alla Madre Russia. "Dobbiamo trovare un compromesso su come questi territori continueranno a vivere", ha ammesso l'ex comico diventato presidente e, suo malgrado, eroe di guerra a cui è appeso tutto l'Occidente.
Pesanti anche le parole sulla Nato, l'altro grande discrimine posto dal Cremlino. "Il mio entusiasmo si è raffreddato molto tempo fa, dopo aver capito che l'Alleanza atlantica non è disposta ad accogliere l'Ucraina". Altro clamoroso assist tra le righe a Putin, che ha attaccato l'Ucraina soprattutto per "neutralizzarla", ridurla come la Finlandia, garantirsi cioè che non entrerà mai nella Nato (con tanto di testate missilistiche a pochi chilometri dal territorio russo) e di fatto farla rientrare nell'area di influenza di Mosca sottraendola all'Europa e agli Stati Uniti. "Se fossero questi i risultati - conclude ancora Dagospia -, Putin si ritroverebbe ad aver vinto su tutta la linea". Al costo, peraltro, di migliaia di morti innocenti e città sventrate e rase al suolo.
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