Vladimir Putin "come Milosevic nella ex Jugoslavia": crimini di guerra e bombe termobariche, come può finire lo Zar
Il presidente russo Vladimir Putin rischia di finire come il collega serbo Slobodan Milosevic. A sostenerlo è il premier britannico Boris Johnson: "C'è una profonda analogia tra il comportamento di Putin e quello di Milosevic in Serbia negli anni Novanta. Entrambi al potere per molto tempo, entrambi sempre più autocratici, entrambi che per cementare la loro posizione politica hanno trovato una causa nazionalista. Come Milosevic con il Kosovo, Putin ha fatto con Kiev e la distorta visione delle origini della religione e della cultura ortodossa. È questo l'incubo che ora abbiamo davanti. Ma sta alla Corte Penale Internazionale trovare le prove di munizioni illegali, cluster bomb, bombe termobariche, e nel caso portarle in tribunale all'Aja".
Intervistato in esclusiva da Repubblica per l'Italia, Die Welt per la Germania ed El Pais per la Spagna, Johnson ha sottolineato come Putin abbia "commesso tanti errori, non prova alcuna empatia umana per la sofferenza e ora si è ficcato in un cul de sac. Bisogna cercare una soluzione che fermi la distruzione totale che ha intrapreso. Per questo Putin deve fallire". Il presidente russo "ha sottovalutato l'unità dell'Occidente, le cui dure sanzioni contro Mosca stanno già facendo effetto. E ne abbiamo pronte di altre, ancora più dure, se sarà necessario". Tuttavia, Johnson mette in guarda dai rischi di una "caccia all'uomo" contro Putin: non è all'ordine del giorno "farlo cadere, non è questo l'obiettivo. Provarci sarebbe dannoso". Escluse, almeno a parole, le teorie di un golpe interno alla Russia favorito dall'Occidente o, peggio, quelle di una missione di intelligence per eliminare fisicamente lo Zar. Alla stessa maniera, non è ipotizzabile al momento un coinvolgimento degli alleati atlantici sul terreno ucraino: "Un intervento militare dei soldati britannici, italiani e tedeschi è lontanissimo", sottolinea. Anche se quel "lontanissimo", al posto di "impossibile", lascia aperti inquietanti interrogativi.
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Su un aspetto però Johnson è categorico: dopo l'attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia il presidente ucraino Volodymyr Zelensky "era terrorizzato, e a ragione. Ricordiamo cosa accadde con Chernobyl. Oggi il rischio di un incidente nucleare è evidente, purtroppo. Sono preoccupato. Come fermare qualcosa di così distruttivo? La risposta purtroppo non è semplice. Ma serve subito l'Onu e l'agenzia dell'atomo Aiea a protezione delle centrali nucleari ucraine. Perché, con un altro attacco come quello dell'altra notte, la sicurezza e la salute di tutta Europa saranno davvero a rischio".