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Russia, gli incrociatori sfruttano lo scioglimento dei ghiacci: la guerra di Putin arriva nell'Artico

Renato Farina
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Guai a sottovalutare Vladimir Putin, trattandolo come una tigre crudele, ma nervosa e perciò strategicamente sprovveduta e lì lì per essere messa nel sacco dagli astuti cervelloni della Nato. In realtà la guerra in Ucraina è soltanto una di quelle che la Russia sta combattendo. Di certo è la più cruenta, ma altrove si sta giocando una partita che avrà un peso enorme e dalle conseguenze imprevedibili per l'ordine mondiale. È la guerra dell'Artico, facendo gli spiritosi possiamo definirla freddissima, addirittura glaciale, ma sono aggettivi che hanno il loro perché non solo per ragioni di termometro. L'Artico è una immensa miniera, l'appartenenza a questo o quello stato dei diritti a sfruttarne le risorse è un intrico dove alla fine l'interpretazione giusta sarà decisa secondo le consuetudine del diritto internazionale: cioè dai rapporti di forza. E lì la Russia già oggi è la più forte di tutte, di sicuro quella che vede più lontano, e nei piani di Putin consentirà a Mosca di riavere il ruolo di grande potenza, cui anche la Cina dovrà inchinarsi con rispetto. Lo ripetono a ogni telegiornale: lo scontro con gli Usa, l'Unione Europea e la Nato - è persino ovvio - spinge Mosca tra le braccia non esattamente disinteressate della Cina. Da tempo Putin ritiene impossibile rapporti durevoli di collaborazione e amicizia con gli Stati Uniti.

 

 

 

PARTITA DELICATA - Non è questione di ideologia, ma è la memoria dei popoli a pesare, a costo di fare il gioco del terzo, immenso, incomodo: la Cina, la quale punta a un asse che da Pechino attraversi l'India, l'Iran e si congiunga con la Federazione Russa, povera di abitanti (150 milioni, in crisi demografica) ma con enormi risorse. La Russia dà ormai per ineludibile questa alleanza con il Dragone, ed essa già si è espressa in esercitazioni navali congiunte. Putin però non è tipo da complessi di inferiorità probabilmente neanche con Zeus e Zaratustra, figuriamoci con Xi, e con il Dragone non intende svolgere un ruolo da partner junior, con un piccolo pacchetto di azioni nella multinazionale eurasiatica che vuole dominare il mondo. Per questo sta giocando le massime energie militari, economiche e persino mentali all'estremo Nord. È lì che i suoi incrociatori a propulsione nucleare presidiano il passaggio di Nord-Est: in attesa che il riscaldamento globale porti via la banchina polare ed estingua i poveri orsi bianchi, lo Zar Vladimir sta provvedendo alla loro sostituzione con l'Orso russo. Non è noto al grande pubblico, ma oggi in Danimarca e Norvegia si sta giocando una delle più delicate partite di intelligence degli ultimi decenni. Con intrecci di rompighiaccio, incrociatori e sommergibili a propulsione nucleare, la Russia ha già conquistato senza colpo ferire la rotta artica che le permette senza alcun disturbo di rifornire di gas liquido la Cina.

 

 

I COMMERCI - Il gasdotto su cui Pechino ha investito centinaia di miliardi sarà concluso nel 2025: un po' tardi per sostituire le entrate dall'Europa. Come si vede dall'immagine che pubblichiamo, la rotta artica (o Passaggio a nord-est, in rosso) permetterebbe di accorciare i commerci verso la Cina rispetto al percorso attuale che attraversa lo stretto di Suez (in blu). La rotta artica già oggi permette il passaggio di navi cariche di gas naturale liquefatto dal nord della Russia occidentale verso la Cina riducendo il tempo di percorrenza da 48 a 35 giorni, e senza alcun guaio o interferenza di Stati ostili. Un mare controllato interamente dalla Russia, tutto nella propria patria blu, rompendo il famoso accerchiamento da cui il Cremlino si sente oppresso. Lì, in attesa che gli Usa facciano qualcosa, attorno al Polo, assistono inquieti alle manovre di Vladimir tre Paesi che temono la rapina del millennio: Danimarca, Norvegia e Canada. Lo scioglimento dei ghiacci rivelerà risorse naturali finora rimaste occulte (per un valore, stima l'autorevole sito svizzero di geopolitica "Il Federalista", pari a 20 trilioni di dollari). Ci sono petrolio, gas e minerali rari, preziosi per alcune industrie sempre più importanti a livello globale (come quella aerospaziale, quella della difesa e quella energetica). Mosca si tiene stretto il boccone con navi da guerra a pattugliare tutta la lunghissima costa artica, oltre 6.000 chilometri.

 

 

 

VUOLE L'ESCLUSIVA - Una vera e propria "via della seta polare" di cui Mosca vuole l'esclusiva, dove però la Russia non ha l'esclusiva: i pretendenti sono cinque, Canada, Danimarca, Norvegia, Russia e Usa. La Russia non scherza, si comporta come il pioniere del Far West che ha segnato i confini del suo ranch nella prateria. E al diavolo gli indiani. Per rifornire di energia i territori artici la Russia ha addirittura costruito una centrale nucleare galleggiante. Dispone di quaranta incrociatori a propulsione nucleare, capaci di tenere il mare per mesi, gli americani dispongono di quattro mezzi di questo tipo. La prossima guerra, se intanto non scoppierà quella nucleare, si giocherà da quelle parti. 

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