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Ucraina, Putin spalle al muro: "Rischia di impantanarsi, sará un nuovo Afghanistan", cosa sa il professore

Antonio Castro
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«Inevitabile ma rischioso». E ora i tank russi rischiano di restare impantanati nel fango del disgelo. E la guerra lampo di diventare un nuovo infinito Afghanistan. Pragmatico come pochi il professor Antonello Biagini sintetizza così l'intervento militare russo in Ucraina. Puntualizzando che se «è vero che chi usa la forza è sempre dalla parte del torto», c'è comunque da riconoscere che Mosca è stata messa con «le spalle al muro». Il professore emerito- indimenticabile direttore della cattedra di Storia dell'Europa Orientale dell'università La Sapienza - è un riconosciuto esperto dell'Europa dell'Est. Parla con il distacco dello storico di problemi geopolitici, economici, anche climatici. Biagini finora ha preferito non commentare. Ma, cortesemente "accerchiato", accetta di dire la sua sulla grande crisi che sta scuotendo i bastioni orientali dell'Europa, e quelli occidentali dell'ex Unione Sovietica.

 

 

 

Chi ha torto? Chi ha ragione?

«Premessa fondamentale: chi adopera la forza passa sempre dalla parte del torto. Però...».

Però, cosa?

«C'è un problema oggettivo: l'Ucraina già negli accordi non scritti definiti tra Gorbaciov e Bush non doveva essere inglobata nella Nato. Lo stesso Romano Prodi, fautore dell'allargamento dell'Ue, lo ha ricordato recentemente».

Insomma, si sapeva che sarebbe finita così.

«Bisogna ricordarsi che per l'indole russa Kiev rappresenta la Madre di tutte le Russie dal 600 dopo Cristo. Infatti veniva definita Rus' di Kiev. Rimovere questo retaggio è impossibile. E poi diciamolo: si poteva e si doveva intervenire politicamente e diplomaticamente trovando altre strade».

Ora i tank russi sono entrati. Forse i generali russi temevano il disgelo e di restare impantanati nelle lande ucraine...

«Probabile. Il "generale inverno" ha sempre determinato le scelte militari».

 

 

 

Il conflitto non è che rischia di diventare un pasticcio ingestibile modello Balcani? O, magari, di riproporsi sul Baltico?

«Non lo ritengo possibile. Certo fino all'ultimo ho sperato che non si arrivasse a questo punto. Però è pur vero che Putin è stato messa un po' all'angolo . L'Europa non vive una fase normale. E non ha una politica europea comune. Gli Stati Uniti sono i nostri alleati storici, si può non condividere certe decisioni ma poi le scelte dell'alleato Nato non sono criticabili».

Però al freddo al gelo ci restiamo noi. Non gli alleati americani oltreoceano.

«Ammettiamolo: Putin ha avuto bisongo di fare un atto di forza. I suoi consensi traballano. Ma anche i sondaggi per l'inquilino della Casa Bianca non è che vadano molto meglio. Biden non veleggia nei consensi».

D'accordo, questi sono i massimi sistema mondiali. Ma come se ne esce?

«L'esempio della neutralità della Finlandia ha funzionato. E potrebbe rappresentare una soluzione per garantire l'autonomia all'Ucraina e assicurare quella storica "zona cuscinetto" che Mosca pretende come garanzia».

E poi?

«Una volta imposto il cessate il fuoco dovrà partire una trattativa. E quasi certamente parte dell'Ucraina resterà russa. Del resto si tratta di una terra abitata da discendenti polacchi e russi. Sono due mentalità sempre slave ma differenziate. L'unico timore è che scoppi un incidente imprevisto che alimenti, altrove, pericolosi focolai armati». 

 

 

 

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