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Russia, un "golpe degli oligarchi" contro Vladimir Putin: scenari clamorosi dopo l'attacco in Ucraina

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La Nato e l'Europa hanno una sola speranza per salvarsi: fare in modo che Vladimir Putin cada dall'interno. L'Ucraina invasa, al di là della solidarietà espressa a parole da tutti i leader mondiali, da Joe Biden all'italiano Mario Draghi, resterà da sola dal punto di vista militare e respingere l'offensiva di Mosca non sarà facile. L'obiettivo del Cremlino è stato dichiarato dallo stesso presidente Putin: "Denazificare" il Paese, e per farlo tank e soldati "resteranno fino a quando sarà necessario".

 

 

 

 

Le autorità ucraine hanno ben chiare le conseguenze politiche: Mosca non si fermerà fino a che non avrà destituito il presidente Zelensky e piazzato al suo posto "un fantoccio", in stile Lukashenko in Bielorussia. In altre parole, ribaltare il corso politico ucraino, cancellare le tentazioni europeiste e filo-Nato di Kiev e far rientrare il Paese nell'area di influenza russa. 

 

 

 

 

"Non moriremo per Kiev, abbiamo deciso di lasciare l'Ucraina da sola", sottolineava qualche settimana fa Federico Fubini, penna del Corriere della Sera, ospite di Omnibus su La7. Quali armi ha l'Occidente per opporsi a Putin? "Le uniche sanzioni che hanno efficacia sono bloccare il sistema bancario, ma non potremo farlo fino in fondo se vogliamo continuare gli approvvigionamenti di gas, meno rimpiazzabile del petrolio, e poi colpire le proprietà degli oligarchi". Legalmente, però, si possono colpire solo asset e proprietà mobiliari e immobiliari registrate a nome dei ricchissimi sostenitori di Putin, "ma nessuno di loro ha la parte più rilevante delle loro ricchezze a loro nome", avverte sempre Fubini. 

 

 

 

 

Con Putin è cambiata la struttura economico-politica dell'ex Unione sovietica: gli oligarchi sono stati chiamati a gestire in prima persona lo sviluppo del Paese, inglobati nel regime a pieno titolo, in una colossale struttura di corruzione interna e internazionale. "Dobbiamo far capire alle persone intorno a Putin che non hanno più convenienza ad avere Putin - sottolinea Fubini -. Una trentina su 300 parlamentari di Russia Unita, un numero consistente, alla Duma si è astenuta sul voto per il riconoscimento del Donbass. Vuol dire che ci sono degli scricchiolii ed è lì che dobbiamo fare leva".

 

 

 

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