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Ucraina, l'ex viceministro americano: "Kiev per spalancare le porte alla Cina". Taiwan nel mirino, rischio-guerra mondiale

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Dopo l'invasione russa dell'Ucraina, toccherà all'attacco della Cina contro Taiwan? Il sospetto è fortissimo, per l'avvicinamento strategico già in atto da mesi tra Vladimir Putin e Xi Jinping e per gli interessi incrociati delle due superpotenze mondiali. Non a caso, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha telefonai all'omogologo cinese Wang Li per motivare l'aggressione militare. OIl braccio destro di Putin ha detto, secondo fonti cinesi, che il suo Paese è stato costretto ad adottare "misure necessarie per proteggere i propri interessi" dopo che gli Stati Uniti e la Nato "avevano infranto le loro promesse". La Cina, senza sbilanciarsi troppo, ha ribadito il rispetto per l'integrità territoriale di tutti i paesi,, riconosciuto la complessità della questione ucraina e le preoccupazioni "legittime" della Russia in materia di sicurezza.

Da Pechino, e non è un caso, sembrano minimizzare quanto sta accadendo a Kiev: all'ennesima domanda sulla "invasione" posta dai giornalisti occidentali, la portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying è arrivata a respingere "l'uso preconcetto delle parole". Come dire: non esageriamo con i termini. Tutto questo mentre l'esercito russo sfondava il confine con la Bielorussia, esplosioni si sono udite nella capitale Kiev e attacchi missilistici colpivano obiettivi strategici militari nelle regioni del Donbass e Donetsk, mentre a Sud i fanti entravano a Odessa e Mosca prendeva il controllo del Mar d'Azov. A chi faceva notare questi fatti, la Hua ha spiegato di ritenere la vicenda un "tipico stile di fare le domande dei media occidentali". Intanto Taiwan ha denunciato l'incursione di nove caccia militari cinesi nella sua zona di indentificazione aerea, in quella che è l'iniziativa più grande delle ultime due settimane da parte dell'Esercito di liberazione popolare.

 

 

 

 

Ma cosa succederà ora? Secondo Larry Korb, ex viceministro della Difesa americana ai tempi dell'amministrazione repubblicana di Ronald Reagan (in piena Guerra Fredda) e oggi Senior fellow del think tank Center for American Progress, l'evoluzione più probabile nell'immediato è l'esclusione della Russia "dal sistema swift, che regola la totalità delle transazioni internazionali in dollari, a cominciare da quelle sul petrolio. A rischio c'è una perdita potenziale del pil russo di circa il 5%". Le sanzioni finanziarie, spiega Korb al messaggero, saranno per forza intensificate. Ma il timore è quello di una escalation militare a livello globale, come se il focolaio ucraino possa infiammare l'intero pianeta. Non a caso, il presidente taiwanese Tsai Ing-wen ha ordinato alle forze della Difesa dell'isola di intensificare lo stato di allerta. Le ambizioni di conquista di Putin e quelle di Xi sono "senz'altro l'una un banco di prova per l'altra - spiega l'esperto americano -. Biden sta cercando di dare un forte segnale di leadership nella crisi Ucraina: ha ricompattato alleati che sembravano aver allentato i rapporti con gli Usa, e sta conducendo la risposta comune alle violazioni territoriali tornando in Europa. Il presidente sa bene che Xi guarda con attenzione quanto sta accadendo, e un risultato meno che decoroso per Biden in questa crisi potrebbe essere interpretato come un invito per la Cina a mostrare i muscoli contro Taiwan".

 

 

 


La differenza, non marginale, è che se Nato e Usa non hanno legami così stretti con l'Ucraina, il rapporto tra Casa Bianca e Taiwan è molto più diretto. "Con Taiwan sotto assedio, gli Usa dovrebbero intervenire almeno con l'artiglieria aerea. Questa consapevolezza, io penso, scoraggia Xi Jimping dal passare all'azione, in un anno cruciale per la conferma del suo terzo mandato".

 

 

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