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Donbass, le truppe russe invadono: è guerra. Ecco il dossier di Putin: terrore e torture, in Ucraina è l'ora del terrore

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La giornata in cui Putin riconosce le repubbliche ribelli del Donbass - i quali hanno festeggiato la decisione - e non considera che l'Ucraina abbia diritto all'indipendenza inizia con la notizia data dalla Tass che l'esercito ucraino avrebbe sparato 60 proiettili su Petrovsky, un Paese della regione di Donetsk, nell'omonima regione separatista. Il fuoco sarebbe iniziato alle 6,30 locali con 26 mine da 120 mm, tre granate da un lanciagranate anticarro portatile e 31 granate da una mitragliatrice. 

E in precedenza le forze armate ucraine avrebbero bombardato l'insediamento di Zaichenko sparando dodici proiettili di artiglieria da 122. La denuncia arriva però da esponenti delle repubbliche separatiste, e attraverso un Centro di Controllo sl cessate il fuoco (Jccc) che in pratica è formato da due strutture parallele, di ufficiali ucraini e ufficiali russi. Insomma, sono fonti di Mosca. Pure da Mosca arriva l'altra notizia che la giornata si sarebbe conclusa con l'«eliminazione» di cinque «membri di un gruppo di sabotatori», con la distruzione di «due veicoli da combattimento della fanteria ucraina che hanno attraversato il confine».

«L'esercito russo e le guardie di frontiera hanno impedito la violazione del confine da parte di sabotatori ucraini». Più tardi si è specificato che i «gruppi di sabotatori» sarebbero stati due, mentre un altro soldato ucraino sarebbe stato fatto prigioniero. Anche tra i miliziani del Donbass ci sarebbero stati un morto e un ferito grave. È intanto arrivato a circa 61.000 il numero di civili in fuga dalla regione ucraina del Donbass, che sono riparate in Russia, nella regione di Rostov, dopo l'evacuazione ordinata venerdì dai leader delle autoproclamate repubbliche filorusse di Lugansk e Donetsk. 

LE VIOLAZIONI
Dall'altra parte, i Servizi Usa hanno invece consegnato alla responsabile Onu per i diritti umani, l'ex presidentessa cilena Michelle Bachelet, un rapporto secondo cui i russi avrebbero preparato in Ucraina una campagna di «uccisioni mirate, rapimenti/sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie e uso della tortura», per bloccare ogni resistenza dopo l'invasione. Il Washington Post cita una lettera, non datata ma probabilmente di gennaio, che individua una vera e propria lista nera di gente da eliminare. In caso di sollevazione popolare, sarebbero già pronte «misure letali per disperdere le proteste pacifiche o per contrastare esercitazioni pacifiche di percepita resistenza da parte della popolazione civile». Sempre gli Stati Uniti insistono che «un attacco estremamente violento contro l'Ucraina è possibile nei prossimi giorni o ore», e la Casa Bianca sottolinea che «l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia schiaccerebbe in modo brutale gli ucraini». 

Società Usa specializzata nella tecnologia spaziale e nell'intelligence, la Maxar ha reso note immagini satellitari prese tra venerdì 18 e sabato 19 febbraio in cui di vedono reparti, veicoli e attrezzature pesanti russi schierati a Millerovo, a soli 16 chilometri dalla frontiera, a Novoozernoye, in Crimea e all'aeroporto di Luninets in Bielorussia. Tutte zone strategiche in caso di invasione. Secondo Maxar, «questa nuova attività rappresenta un cambiamento nel modello di spiegamento, osservato sinora, di unità da combattimento (carri armati, mezzi corazzati per il trasporto di personale, artiglieria e equipaggiamento di supporto)». Fino a poco tempo fa, «la maggior parte degli spiegamenti era stata osservata soprattutto presso o vicino postazioni militari e aree di addestramento». 

Rispetto alle immagini raccolte il 13 febbraio, alcune strutture e aree utilizzate come basi ora risultano «relativamente vuote». L'emergenza è tale che Macron starebbe pensando addirittura di rinviare la sua candidatura ufficiale alle presidenziali, in modo da potersi concentrare sull'emergenza ucraina, anche se la scadenza del 4 marzo per le iscrizioni è sempre più prossima. Ovviamente continuano incessanti le telefonate tra Macron, Putin, il presidente ucraino Zelensky, Biden e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Arrivando a Bruxelles il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha chiesto sanzioni subito. «L'Ucraina è sotto attacco dal 2014 e quello che stiamo vedendo ora è un'operazione ibrida, con l'aumento delle truppe ai nostri confini, cyberattacchi, guerra d'informazione». 

LA REAZIONE
Alla Casa Bianca, sono già passati alle vie di fatto. Il presidente Usa, Joe Biden, firmerà «presto un decreto che vieterà nuovi investimenti, commercio e finanziamenti da parte statunitensi verso, da o nelle cosiddette repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk dell'Ucraina», solo «un'aggiunta alle rapide e severe misure economiche che stiamo preparando in coordinamento con gli alleati e i partner se la Russia invaderà l'Ucraina». Per l'emergenza, sempre più compagnie aeree stanno intanto sospendendo i voli da e per l'Ucraina. Air France, Lufthansa, Swissair, Austrian Airlines hanno preso la stessa decisione della Klm.

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