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Vladimir Putin, il retroscena: così ha umiliato e bullizzato Emmanuel Macron. Indiscrezioni umilianti dopo il vertice

 Vladimir Putin

Carlo Nicolato
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La distanza tra Macron e Putin è ben rappresentata dal lungo tavolo bianco al quale i due si sono parlati in occasione dell'incontro di Mosca, sedendosi ai due capi opposti, una cosa mai vista in diplomazia. Avrebbero potuto comunicare per telefono o in videoconferenza e probabilmente il meeting avrebbe avuto le sembianze di qualcosa di meno gelido. C'è da chiedersi piuttosto come potessero in realtà sentirsi senza un megafono o uno consistente e fastidioso sforzo vocale a tale distanza. Ovviamente non una scelta casuale quella di Putin, che è parso ben poco propenso ad ascoltare le ragioni del presidente francese e anzi ha imposto le sue con forza e a tratti con una certa dose di villania. Macron che si presentava a Mosca come il più affidabile degli alleati europei ne è uscito malconcio, atterrito, incapace di ribattere alle accuse del suo omologo russo che a tratti lo ha quasi bullizzato.

 

 

 

Dall'altra parte del mondo, qualche ora più tardi, si incontravano a Washington il presidente Biden e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il numero uno dell'altro Stato più importante d'Europa. Seduti uno di fianco all'altro di fronte al caminetto nella solita cornice dello Studio Ovale, l'incomunicabilità tra i due era questa volta rappresentata dalle mascherine indossate come da protocollo covid. I due capi di Stato si sono giurati amore eterno, «completa fiducia reciproca», ma Scholz ha dovuto più che altro subire quella concessagli dal presidente americano ingoiando come si suol dire il rospo che nel caso specifico prende il nome di Nord Stream 2, cioè quel gasdotto appena costruito insieme da Mosca e Berlino che Biden ha assicurato verrà bloccato nel caso di invasione in Ucraina. Insomma, in un grigio lunedì di febbraio l'Europa ha finalmente mosso le sue pedine più importanti spedendole nelle due capitali del contendere ma non ne ha ottenuto nulla. Ha dimostrato piuttosto di non avere una linea, o peggio di non contare più nulla, di essere fuori dai giochi. Si è dimostrato in definitiva che se Putin voleva indebolire l'Europa quell'obiettivo lo ha già raggiunto in pieno.

 

 

 

Il presidente russo oltretutto non si è limitato ad approfittare dello spaesato francesino, ma ha affondato il coltello nella piaga lanciando strali e minacce paurose che lo stesso Macron ha incassato senza fiatare. Ha detto che se l'Ucraina entrerà nella Nato i Paesi europei sarebbero "automaticamente" considerati in guerra con la Russia. Aun giornalista francese ha risposto che "la Russia è una superpotenza militare e una superpotenza nucleare" e che in caso di guerra "non ci saranno vincitori e tu sarai coinvolto in questo conflitto contro la tua volontà". Alle affermazioni di Putin secondo cui la Nato non è un'alleanza difensiva, vedi Serbia, Afghanistan, Siria e Libia, e a quella secondo cui la Crimea è incontestabilmente e irrevocabilmente russa, Macron non è stato in grado di ribattere nulla se non che la Russia è europea e che "se uno crede nell'Europa, deve essere in grado di lavorare con la Russia". E mentre a Mosca Macron dava l'impressione di pensarla, almeno in parte, come il presidente russo (e non è una novità visto che fino un paio di anni fa diceva che la Nato è morta) a Washington uno Scholz un po' balbettante giurava invece che l'Alleanza Atlantica è solida e che "non ci saranno misure in cui avremo un approccio diverso. Agiremo insieme, insieme". In patria però il cancelliere tedesco è accusato dalla sua stessa parte politica di essersi dileguato di fronte alla crisi ucraina, "quasi invisibile, impercettibile" ha scritto il quotidiano di sinistra Der Spiegel", e di non aver mai affrontato seriamente la questione del Nord Stream. Il dialogo, dicono, continuerà. A parti invertite i due torneranno a Mosca e a Washington, oltre che a Kiev. Ma il verdetto sull'Europa ormai è definitivo, tanto più che quella rappresentata a Bruxelles dalla Commissione è totalmente assente, perduta nella sua apatia politica, senza potere alcuno in campo internazionale se non quello di vessare i propri membri di tasse e burocrazia. Le cronache danno la Von der Leyen impegnata nell'ennesima promessa per il futuro: "L'Europa diventerà leader dei chip" ha detto, ma non sarà mai una potenza mondiale. 

 

 

 

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