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Joe Biden, "a chi si è venduto le armi": le conferme travolgono il presidente, un suicidio perfetto

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Carlo Nicolato
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L'Amministrazione Usa ha deciso di mantenere il congelamento di 130 milioni di dollari di aiuti all'Egitto destinati alla sicurezza. Secondo Washington le garanzie offerte dal Cairo in materia di rispetto dei diritti umani sono ancora troppo blande, insufficienti per sbloccare il 10% di quei quasi 1,5 miliardi che gli Usa ogni anno destinano all'Egitto per tale scopo. Che bravo Biden che si occupa di diritti umani, verrebbe da pensare, ma in realtà non è affatto così. Al presidente americano dei diritti umani non importa un fico secco, se così non fosse infatti si dovrebbe preoccupare anche di ciò che accade ad esempio in Arabia Saudita o in Qatar, ma ovviamente se ne guarda bene. Arabia Saudita e Qatar sono alleati importanti per gli Stati Uniti, ma lo è anche l'Egitto al quale non a caso solo un paio di giorni fa l'Amministrazione Biden ha autorizzato la vendita di cargo C-130 e radar per un valore di 2,5 miliardi di dollari. Centotrenta milioni di dollari sono dunque una ben misera ramanzina rispetto ai miliardi di dollari in armi made in Usa che servono tra le altre cose a infrangere proprio quei i diritti umani per cui Biden sembra preoccuparsi tanto.

I DIRITTI UMANI
Pura ipocrisia Dem con uno scopo politico preciso, in quanto il Cairo non è solo alleato degli Usa ma anche della Russia con la quale tra l'altro è in trattativa per l'acquisto di altri caccia Sukhoi Su-35 che si andrebbero ad aggiungere a quelli già acquistati nel 2020. Alzare la voce sui diritti umani serve dunque a Biden per ammonire un alleato instabile mandando nel contempo un messaggio al bersaglio grosso, il caro vecchio nemico di sempre. La mossa in Egitto va dunque vista in un quadro più ampio, quello della sfida tra gli Usa e la Russia che si sta giocando altrove, sulla questione dell'Ucraina. Un'escalation di mosse e toni sempre più minacciosi che ricorda la Guerra Fredda del periodo a cavallo tra gli anni '50 e '60, la logica della contrapposizione dei blocchi alla quale l'America Dem con il suo anziano condottiero sembra essere rimasta. Un chiodo fisso che rischia di giocare un brutto scherzo al presidente americano come in questi giorni a riconosciuto perfino il prestigioso Time con un articolo di apertura dal titolo inequivocabile: «Perché Biden sta già perdendo la partita con Putin».

Senza cercare di infierire troppo il Time spiega che il presidente russo «vuole affermare l'importanza del suo Paese sulla scena mondiale, mettere in imbarazzo Biden e mettere alla prova l'unità dei Paesi della NATO», ed «è già sulla buona strada per raggiungere quei fini». La risposta di Biden, spiega il Time, è invece confusa e incoerente, senza molte via d'uscita. Allargando l'orizzonte e tenendo in considerazione quello che ha scritto nei giorni precedenti sul primo anno di presidenza, il più prestigioso magazine del mondo, che non può essere certo considerato vicino ai Repubblicani, stronca su tutta la linea la politica estera di Biden, considerando che la madre di tutti i fallimenti è stato il disastroso ritiro dall'Afghanistan, una brutta figura che «ha attirato l'attenzione di avversari come Russia e Cina» e ha «dimostrato che il presidente americano non è in grado di consultarsi con i suoi alleati occidentali».

 

 

ESPANSIONE AD EST
Ed è proprio quest' ultimo punto il nodo di tutta la vicenda, l'equivoco sul quale davvero si rischia di perdere la partita con Mosca. A differenza del suo predecessore Biden sta cercando di rigenerare la Nato confermando il suo diritto ad allargarsi ad est, ignorando il fatto che è proprio tale allagamento ad averla indebolita, ad averla trasformata in un patto bollito.

 

 

ALLEANZA INCERTA
Mentre gli interessi del mondo si stanno spostando ad oriente e il 90% della crescita economica globale nei prossimi 10 anni sarà attorno al Pacifico, il Patto Atlantico si occupa ancora della vetusta cortina di ferro. Macron l'ha già dichiarato morente da tempo, la Germania paga la sua quota annuale, e nemmeno tutta, ma non ha nessuna intenzione di impegnarsi in scontri dal quale trarrebbe solo danni. Londra, secondo pilastro del Patto, è il centro di riciclaggio del denaro dei miliardari russi. La Turchia, secondo esercito, in caso di guerra è molto più probabile che stia con i russi, che già gli vendono le armi, che con gli Usa. Senza dimenticare le ultime due guerre a cui ha partecipato la Nato: Afghanistan e Libia, due disastri. 

 

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