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Anna Frank, "ecco il nome di chi l'ha tradita". Orrore nazista, dopo 80 anni si riscrive la storia

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Chi ha tradito Anna Frank? Quasi 78 anni dopo, arriva una sconcertante risposta sulla bambina simbolo dell'orrore nazista contro gli ebrei. Secondo il libro scritto dalla poetessa e biografa canadese Rosemary Sullivan (Chi ha tradito Anne Frank, HarperCollins) è stato il notaio Arnold van den Bergh a indicare alle SS l'indirizzo esatto dove si trovavano Anna, la sua famiglia e altri perseguitati. Soprattutto, ed è un dettaglio non secondario, il notaio era a sua volta ebreo. E la sua delazione diventa così lo specchio di un clima disperato in cui chiunque, come in un girone infernale, era disposto a tutto pur di salvarsi.

 

 

 

 

La tesi, sconvolgente quanto scientificamente documentata, è suggerito dal Corriere della Sera ed è stata sostenuta da 5 anni di lavori frenetici iniziati nel 2016 e condotti da una equipe che ha studiato il "giallo Frank" sul modello dei cold case.  Della squadra della Sullivan hanno fatto parte Thijs Bayens, cineasta olandese, Pieter van Twisk, storico e giornalista e Vince Pankoke, ex agente dell'Fbi, che hanno consultato ricercatori e investigatori, archivisti, analisti forensi, storici, criminologi e tecnici informatici passando al setaccio migliaia di documenti, in gran parte inediti, rintracciando e intervistando i discendenti di tutte le persone che conoscevano i Frank e che hanno avuto rapporti anche solo commerciali con la ditta di Otto, il padre della ragazzina. 

 

 

 



Una mole di indizi terrificanti, che hanno condotto fino alla mattina del 4 agosto 1944 quando gli agenti delle SS (olandesi in borghese guidati dall'austriaco Karl Josef Silberbauer, sergente maggiore) fanno irruzione nell'appartamento nascosto sul retro della sede del Opekta Pectagon, in Prinsengracht 263 ad Amsterdam, che aveva protetto per due anni la famiglia Frank, la famiglia Van Pels e il dentista  Pfeffer. Il padre di Anna Otto, l'unico sopravvissuto dopo la deportazione nei campi di concentramento, nel Dopoguerra aveva cercato la verità sul traditore che aveva fatto la soffiata ai nazisti. L'unico vero sospettato, un magazziniere della Opekta Pectagon, Willem Van Maaren fu assolto nell'aprile 1948 per scarsità di prove.  

La nuova indagine ha invece condotto a Van den Bergh, membro del Consiglio ebraico di Amsterdam, sposato con tre figlie. Per ordine dei nazisti era proprio quel Consiglio che doveva  selezionare i nomi degli ebrei da inserire nelle liste di deportazione. Ricco e rispettato, era riuscito a ottenere la protezione dai nazisti ma nel gennaio del 1943 un collega ariano lo denunciò agli SS per poter prendere il suo posto. Passibile di deportazione insieme alla famiglia, "dopo essere riuscito a mettere in salvo le figlie grazie ai suoi conoscenti che militavano nella Resistenza, come moneta di scambio per salvare se stesso e la moglie, offrì alla polizia tedesca un certo numero di indirizzi di ebrei nascosti, senza sapere che la numero 263 di Prinsengracht c'erano i Frank". 

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