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Joe Biden "non è più in grado di governare", una drammatica conferma: chi vuota il sacco, per il presidente è finita

Carlo Nicolato
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Il Washington Post ne è certo, Joe Biden si ricandiderà alle elezioni del 2024, lo assicurano i suoi più stretti collaboratori. Notizia di qualche giorno fa ovviamente, ma è doveroso riprenderla nel contesto dell'articolo che andiamo scrivendo in quanto anche un asino, che non sia di quelli addestrati al pensiero dole dichiarazioni del giornale più zionato al presidente un maldestro di nascondere la verità che corrisponde all'esatto contrario, e cioè che alla Casa Bianca c'è una certa preoccupazione che Biden non riesca nemmeno a chiudere dignitosamente i suoi primi quattro annidi mandato. Perché mai infatti i Dem dovrebbero pensare di candidare adesso, con tre anni di anticipo, un malandato ottuagenario con un consenso attuale ai minimi termini (36%)?

 

 

 

 

I Dem ovviamente non sono pazzi, almeno non tutti, e nemmeno nei loro peggiori incubi hanno mai pensato a una cosa del genere, ma ci sono due motivi sostanziali della loro soffiata al Washington Post: il primo è che, ahinoi, il presidente ha iniziato a perdere colpi molto più seriamente di quanto ci si potesse ottimisticamente aspettare, il secondo è che tale veloce declino fisico e mentale non sarebbe un problema se come panchinara pronta a sostituirlo non ci fosse Kamala Harris, la vera delusione del ticket presidenziale, il vuoto pneumatico con un consenso perfino inferiore di quello del suo capo (28%). In fondo che Joe Biden fosse anziano lo si sapeva, che fosse un po' originale pure, ma soprattutto il mondo intero sapeva di quella sua inclinazione: «I' m a gaffe machine», disse di sé all'inizio della scorsa campagna elettorale. Era cosa nota nelle alte sfere del partito che narra che per i primi mesi alla Bianca gli sia stato imposto di prendere mai l'iniziativa senza prima "avvertire", e di seguire pedissequamente il protocollo Il senatore conservatore impostogli. Jim Risch ha perfino azzardato alla Casa Bianca ci fosse un «puppeteer», cioè un burattinaio che manovrasse i fili del presidente rimbambito e che una volta finito il teatrino quotidiano riponesse il burattino stesso in un armadio.

 

 

 



IL BURATTINAIO - Il problema però è che poi Pinocchio si è improvvisamente ribellato al suo Mangiafuoco e ha iniziato a fare di testa sua, con la testa che conosciamo ma anche peggio. Ha cominciato con qualche strappo al protocollo, a rispondere (malamente) alle domande non previste dei giornalisti, a prendere troppo l'iniziativa insomma, innescando gaffe e figuracce una via l'altra. L'apice l'abbiamo visto tutti, ma soprattutto l'ha sentito con due sensi su cinque, la duchessa di Cornovaglia, meglio nota come Camilla, che probabilmente ancora adesso ride inorridita di quella famosa lunga scoreggia. Meno divertita dev' essere certamente la più severa regina Elisabetta alla quale peraltro Biden ha mancato di rispetto fin dal suo primo incontro la scorsa estate quando si è presentato al suo cospetto con gli occhiali da sole, sembrando più un agente della Cia in pensione che il presidente americano in carica. Non si fa insomma Joe, con una regina poi, ma qualcuno fece notare che in fondo anche il suo predecessore, e Obama prima di lui, non è mai stato troppo delicato con la famiglia reale inglese. Vero, ma c'è una differenza sostanziale e la rimarcò lo stesso Trump in tempi non sospetti: «Quando dico qualcosa che potrebbe sembrare una gaffe, è perché ho voluto dirla. Quando Biden dice qualcosa di stupido, è perché è stupido». Non è Alzheimer sia chiaro, quando una decina di giorni fa è stato sottoposto a una colonscopia di rito, il suo medico curante ha assicurato che il presidente di testa sta benone, come se in Biden tra colon e cervello ci fosse una stretta relazione. È, più che altro, che gli 80 anni sono uno spartiacque per tutti, c'è chi perde colpi prima e chi dopo. Lui ha iniziato a perderli prima. A metà settembre durante una conferenza stampa parlando del famoso AUKUS si è riferito al premier australiano Scott Morrison come «quel tizio laggiù», evidentemente gli era proprio sfuggito il nome. Solo qualche giorno fa, mentre i "giornaloni" se la ridevano per il discorso improvvisato su Peppa Pig del premier britannico Boris Johnson a una platea di imprenditori, Biden si incantava come ipnotizzato davanti al "gobbo" sul quale doveva semplicemente leggere dell'aumento dei prezzi del gas e della crisi della catena di approvvigionamento. «End of quote» (fine citazione) ha letto e ripetuto come un pappagallo il presidente imbambolato, mancava solo che citasse anche i punti e le virgole. Durante il discorso al cimitero nazionale di Arlington ha detto di aver «adottato l'atteggiamento» di Satchel Paige, del «grande negro, all'epoca lanciatore nelle Negro leagues» facendo scattare l'allarme rosso del pronto soccorso del politically correct travestito da "fact-checkers": il video è taroccato, Biden non ha detto «negro», o forse l'ha detto ma solo un po'.
 

 

 

 

 

 


L'AIUTO - Lo stesso soccorso è scattato per difendere le sue memorabili dormite nelle occasioni istituzionali più delicate, come al Cop26 per esempio: si stava semplicemente concentrando, è un suo atteggiamento tipico. Ma ormai anche alla Casa Bianca sanno che non è così. Fossero solo sonnellini, gas innocui e sgarri alla regina ci si potrebbe anche ridere sopra, il Times lo scorso anno lo paragono a Mr. Magoo. Ma il presidente Usa fino a prova contraria è anche l'uomo più potente del mondo e le sue gaffe possono diventare rischiose, altamente esplosive. Su Taiwan ad esempio ha detto una serie di baggianate di tale gravità che la Casa Bianca è stata costretta a smentirle sistematicamente in tempo reale per evitare conseguenze imponderabili. Una volta il presidente asserì che gli Usa hanno un accordo che impegna a difendere l'isola militarmente qualora fosse attaccata. Cosa non vera, non c'è alcun trattato in proposito. Qualche giorno fa ha sostenuto che Taiwan è uno «Stato indipendente», quando gli Usa non si sono nemmeno mai preoccupati di riconoscerlo ufficialmente. Che fare dunque, si chiedono alla White House? Basterebbe un certificato medico per metterlo da parte, ma poi toccherebbe a Kamala. Meglio tenersi Mr. Magoo. 

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